Gli investigatori hanno tracciato il passaggio dei camion, con il loro carico di rifiuti metallici, attraverso Gps e telecamere nascoste sulle strade. Camion come quello, bloccato il 28 febbraio 2024, in uscita da un deposito per lo stoccaggio dei metalli ad Arcore, in via Matteotti, che trasportava 20.500 chili di piombo e 7.560 chili di rame, bronzo ed ottone, mediante "l’utilizzo di due formulari rifiuti ideologicamente falsi". Un presunto traffico di rifiuti che, secondo le accuse, ruotava attorno alla società Mira One, ditte di trasporto compiacenti, una galassia di “cartiere“ e cinesi in grado di riciclare un fiume di denaro e trasferirlo all’estero con il metodo della “hawala“, antichissimo sistema per trasferire valori attraverso una rete di intermediari di fiducia. Uno degli imprenditori indagati, nelle conversazioni intercettate dalle Fiamme gialle, si definiva come "uno di mezzo alla strada", che lavora "con i più grossi d’Italia che però sono anche i più grandi camorristi d’Italia". Frasi e nomi che fanno emergere uno spaccato inquietante, sulle infiltrazioni della camorra nel business dei rifiuti al Nord.
L’organizzazione criminale, secondo le accuse dedita al traffico illecito di rifiuti ferrosi e al successivo riciclaggio dei proventi illeciti, con "contiguità con esponenti della criminalità organizzata", è stata smantellata in un’operazione coordinata dalla Dda di Milano e condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Trieste, che ha eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di un importo complessivo di 92 milioni di euro, nei confronti di 6 società di capitali e 11 persone fisiche (gli indagati sono in tutto 19).
Le indagini, avviate l’anno scorso attraverso intercettazioni, pedinamenti e monitoraggio degli spostamenti dei mezzi, a luglio 2024 avevano già portato al sequestro di circa 70 milioni di euro. L’organizzazione, secondo la Procura, "si è avvalsa di oltre 51 società tra cartiere e filtro italiane che, nel periodo di indagine, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio all’ingrosso di metalli per oltre 320 milioni di euro a favore di imprenditori compiacenti, localizzati nelle province di Milano e Ferrara". Le indagini coordinate dal pm Rosario Ferracane, in particolare, hanno permesso di individuare una vasta frode ambientale e fiscale volta a garantire l’approvvigionamento, in favore di due aziende di smaltimento rifiuti del Nord Italia, di materiale di scarto o di provenienza illecita, per lo più rame e alluminio. Nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro, il gip Cristiano Mariani evidenzia il pericolo che "il futuro provvedimento ablativo rimanga ineseguito per la mancanza di fondi", perché gli indagati stavano nascondendo i loro beni trasferendoli a "congiunti compiacenti". Uno di loro aveva eseguito un bonifico di 350mila euro su un conto corrente intestato alla figlia. La causale? "Regalo nipotine".
Andrea Gianni