Si è accasciato davanti alla compagna, al rientro a casa, dopo essere uscito per "comprare qualcosa da bere". Non c’è stato niente da fare per Giovanbattista Austoni, da tutti noto come Giovanni, uno dei sei figli di Edoardo Austoni, ex luminare di urologia e andrologia dell’ospedale San Giuseppe morto nel 2012. L’uomo è deceduto a 52 anni, sabato sera, nell’appartamento di via Giovanni Ameglio 5, una traversa di via Mambretti, periferia Nord Ovest di Milano. Una morte misteriosa avvenuta attorno alle 22. Misteriosa perché Austoni junior presentava solo due piccole ferite: un taglio di un centimetro sull’arcata sopraccigliare destra e un altro di due centimetri, poco sotto il ginocchio destro, all’altezza della tibia, dove si trovava una vena varicosa. Questa lesione potrebbe aver causato una abbondante perdita di sangue verosimilmente fatale. Ma come se l’è procurata? A terra, a pochi passi dal cancello del caseggiato – la porta dell’uomo si affaccia sul cortile, dalla parte opposta rispetto all’ingresso – la polizia ha trovato cocci di bottiglia sporchi di sangue e una chiazza, sempre di sostanza ematica. Sono in corso le indagini per capire se all’origine ci sia una caduta accidentale, e al momento nulla lascia pensare a qualcosa di diverso (il medico legale a un esame esterno non ha trovato tracce di violenza) oppure un’aggressione. Gli investigatori stanno vagliando ogni ipotesi. Austoni aveva con sé, quando è rientrato, portafogli e telefono cellulare: elemento che rende improbabile l’ipotesi di una tentata rapina.
"Non abbiamo sentito nulla, né urla né colpi", raccontano due vicini. "Abbiamo visto la Scientifica e abbiamo capito fosse capitato qualcosa di grosso". A fare luce, i poliziotti della Squadra Mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e da Domenico Balsamo, responsabile della sezione reati contro la persona. Fondamentali saranno l’autopsia e i filmati delle telecamere della zona, così come eventuali testimonianze.
Stando agli elementi raccolti finora, Austoni è uscito di casa dicendo che sarebbe andato a comprare qualcosa da bere e potrebbe essersi recato nel minimarket più vicino. Indossava pantaloni corti, circostanza che fa pensare a un’uscita improvvisa, calcolando di restare fuori giusto il tempo della commissione. Una volta rincasato, dopo meno di mezz’ora, ha avuto appena il tempo di fare qualche passo per poi abbandonarsi sul divano. Avrebbe cercato di premere un indumento contro la ferita, dicendo nel frattempo alla compagna "chiama i soccorsi", senza far riferimento ad aggressioni, per poi perdere i sensi.
Tra i residenti del civico 5, la maggior parte delle persone interpellate sottolinea che l’uomo viveva in via Ameglio da qualche anno e che non aveva mai dato problemi. Stando a quanto risulta a Il Giorno, aveva dei piccoli precedenti ma nulla che potesse far pensare a vendette o regolamenti di conti.
La mente però corre subito a suo padre: Edoardo Austoni, primario, che il 29 novembre 2006 rimase vittima di un attentato all’uscita della clinica privata in via Dezza in cui lavorava: dieci colpi di pistola vennero esplosi in sua direzione mentre lasciava la struttura a bordo della sua Porsche Carrera. Da quell’indagine, rimasta senza colpevoli ma indirizzata verso l’ipotesi della vendetta di un paziente, si sviluppò invece l’inchiesta a suo carico, che portò all’accusa di concussione (secondo le indagini avrebbe chiesto denaro a una sessantina di pazienti al fine di accorciare i tempi d’attesa per delicati interventi) e successivamente a una condanna a 6 anni e 6 mesi, inflittagli in primo grado il 12 marzo 2009. Austoni senior morì di malattia a 66 anni, a settembre 2012, pochi giorni prima dell’avvio del processo d’appello. "L’eredità più preziosa – scrisse in una lettera ai suoi giudici – che lascio a mia moglie e ai miei figli è quella di essere stato dedito ai miei pazienti e alla scienza medica anche in questi sei anni di calvario".