"Da tempo sostengo che ci voglia un supervisore pedagogico. Una figura esterna al gruppo di lavoro in grado di cogliere anomalie con osservazioni accurate. Non solo: anche colloqui di valutazione con i singoli educatori e il loro coordinatore, periodicamente. Soprattutto: deve esserci una rete tra le singole strutture private". Lo sottolinea Cinzia D’Alessandro, che ha fondato l’asilo nido e scuola dell’infanzia “La locomotiva di Momo” di via Anfossi, realtà che ha rischiato lo sfratto ma è uscita vittoriosa dalle battaglie legali durate anni con il condominio in cui si trova, ed è responsabile pedagogica di “Becoming Education”, progetto educativo che accomuna 8 nidi di Milano e Monza Brianza. La notizia degli arresti domiciliari per la titolare di un nido privato di Vanzago e di due collaboratrici a partita Iva, con l’accusa di maltrattamenti aggravati su 36 bambini fra i 6 mesi e i 3 anni, la spinge a riflettere sull’importanza del monitoraggio.
Può spiegare quali sono gli accorgimenti che secondo lei dovrebbero diventare obbligatori, per i nidi privati?
"Non possiamo affidarci al buon senso dei singoli titolari. Serve una rete che definisca e supporti le fatiche del lavoro educativo. In “Becoming Education” abbiamo attivato una serie di azioni che ci consentono di operare selezioni per gli educatori basate su competenze e attitudini, ma anche accompagnamento al lavoro quotidiano e monitoraggio dei singoli e dei gruppi attraverso coordinatori e supervisori pedagogici. Questo dovrebbe diventare prassi".
Quali sono i benefici?
"Queste professionalità utilizzano strumenti vari per ascoltare e dare risposte al benessere dei gruppi educativi. E il benessere degli educatori è fondamentale perché ci sia il benessere dei bambini. Non solo: queste figure professionali consentono di intervenire quando si colgono segnali di stress. Non dimentichiamo che lo stress da lavoro correlato è un punto d’attenzione che il Documento valutazione rischi sollecita di monitorare ma non può essere lasciato a valutatori inesperti".
Spesso questi aspetti vengono tralasciati?
"Purtroppo sì. Come fossero superflui, quando invece è fondamentale privilegiare la cura e la qualità delle relazioni del gruppo di lavoro perché sono preventive, possono cogliere segnali di “burn out” prima che arrivi e a queste si possono associare forme di raccolta anche scritta che rilevano il reale stato di benessere delle persone".
Voi utilizzate qualche altro accorgimento particolare?
"Sì. Noi per esempio offriamo degli strumenti originali come il “Mi racconto”: un diario dove attraverso la valorizzazione dei desideri del singolo lavoratore si evince lo stato di soddisfazione. Ma anche il colloquio di valutazione con pedagogista e quello con le Risorse umane. È l’insieme di misure che può rispondere alla complessità del compito".