Sui muri dell’Ortica è dipinta la storia del quartiere: gli antichi orti, che ricordano il passato agricolo; la musica popolare, raffigurata nei ritratti di Gaber e Jannacci; le cooperative, con i volti dei lavoratori di fianco a Gesù e Marx. E poi lo sport, la Resistenza, i rapper milanesi, l’immigrazione, le grandi donne del ‘900. Oltre venti murales del collettivo OrticaNoodles, che hanno trasformato la zona in un museo a cielo aperto. È la riqualificazione di una periferia un tempo tutta campi e ortaglie (di qui il nome), divenuta snodo ferroviario dall’anima popolare. "Era un ’paesino’ di operai, ci conoscevamo tutti", racconta Stefano Magri, nato e cresciuto tra le viuzze, le osterie, le case di ringhiera e la mitica Balera dell’Ortica. "Ma di nati qui non ce ne sono quasi più: ci vivono tanti giovani che vengono da fuori – fa sapere Guido Minetto, titolare di una storica trattoria – E sono spariti i vecchi negozi: il panettiere, il macellaio, il salumiere...". Ma rimane una zona viva. "Mi ci trovo bene – racconta Paola Paciullo, che è qui da tre mesi – I locali sono sempre aperti e c’è tanta gente in giro". Insomma, l’Ortica è un quartiere in grande fermento, in bilico tra passato e futuro.
CronacaIl nuovo volto dell’Ortica: "Da paesino di operai a quartiere dei giovani"