REDAZIONE MILANO

Il Papa che andò alle Case Bianche. La proposta della Lega in Comune: "Intitolargli i giardini del complesso"

L’immobile Aler di via Salomone fu la prima tappa della visita pastorale a Milano di Bergoglio nel 2017. Il capogruppo Verri e Strano del comitato: "Sarebbe anche un segnale di attenzione per le periferie".

Alle Case Bianche di via Salomone nessuno ha dimenticato la visita di Papa Francesco nel marzo di otto anni fa: Bergoglio rese reale una volta di più l’insegnamento di Gesù Cristo nella parabola della vigna perché gli ultimi furono davvero i primi a esser visitati, al suo arrivo a Milano, da un Pontefice che lasciò a bocca aperta il mondo usando un bagno chimico e ed entrando in alloggi popolari, abitati da cristiani e musulmani; telefonò pure a un’anziana inquilina che si trovava in ospedale.

Ora c’è una proposta per rendere quel giorno indelebile non solo nella memoria di chi c’era, e oggi piange il Papa "come uno di noi": l’hanno formulata il capogruppo della Lega a Palazzo Marino Alessandro Verri e Oscar Strano, presidente del comitato “Salomone Rinasce“, e consiste nell’intitolazione a Francesco dell’area verde che separa il fronte Ovest del complesso Aler con via Zama (staccata, si presume, dal parco a Nord già intitolato a Guido Galli, magistrato ucciso dai terroristi di Prima Linea nel 1980).

"Papa Francesco è una figura di riferimento morale e spirituale che ha sempre dato voce a chi vive ai margini - osserva il leghista Verri –. Intitolargli questo spazio sarebbe un gesto di profondo significato simbolico e civile: un modo per riconoscere l’attenzione concreta che il Santo Padre ha mostrato verso le periferie, come quando nel 2017 volle iniziare proprio da qui la sua visita a Milano. Sarebbe un atto di gratitudine e un segnale forte di attenzione verso una zona troppo spesso dimenticata dalle istituzioni", dice l’esponente del Carroccio augurandosi "che il Comune accolga questa proposta con spirito di unità e ascolto verso le istanze dei cittadini". "Dedicare a Papa Francesco i giardini pubblici che danno sulla via Zama - concorda Strano - vuol dire dare un nome al riscatto, alla solidarietà, al dialogo. È un modo per dire che da qui può rinascere una Milano più giusta e più vicina alle periferie". Gi. Bo.