
di Nicola Palma
In due hanno fatto da pali per mezz’ora. I tre complici hanno scavalcato il muretto di cinta, sono entrati nel palazzo in zona Garibaldi e hanno svaligiato l’abitazione della conduttrice televisiva Diletta Leotta, per un bottino di Rolex, gioielli e contanti da 150mila euro. Al termine di un’indagine estremamente meticolosa, gli agenti della sezione "Criminalità straniera" della Squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Vittorio La Torre, sono riusciti a identificare i cinque ladri in azione in via Quadrio: oltre al quarantaquattrenne kosovaro Shkelzen Kastrati (già arrestato in flagranza a gennaio per un tentato furto in Veneto e accusato pure del colpo a casa di Eleonora Incardona del 12 dicembre) e al ventiseienne serbo Samuel Milenkovic (a sua volta ammanettato a febbraio per il raid nell’appartamento dell’influencer in zona Magenta), nei giorni scorsi sono finiti in cella i due "pali" Andreea Ramona Meisan, romena di 28 anni, e Cristian Hudorovich, serbo di 24, e il terzo degli esecutori materiali del blitz, il ventiseienne croato Luka Rajkovaca.
L’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Laura Pedio e dal pm Francesca Crupi, scatta poco dopo le 2 del 6 giugno scorso, quando la madre di Diletta Leotta, di ritorno a casa dopo una cena in famiglia, chiama la figlia per segnalarle di aver trovato aperte sia la botola che conduce al tetto che la porta dell’abitazione. Le immagini registrate delle telecamere dello stabile rimandano le acrobazie dei ladri per entrare nell’edificio alle 23.08, la maestria di Milenkovic nell’aprirsi la strada con un cacciavite e l’uscita con la refurtiva; gli occhi elettronici che coprono la zona rivelano inoltre che la banda era in appostamento sin dal pomeriggio tra il cavalcavia Bussa e via D’Azeglio, in attesa del momento giusto. Di più: in un fotogramma si vede un uomo, completamente estraneo alla vicenda, che alle 16.30 saluta la donna del gruppo nella vicina via de Tocqueville. Chi è? Un posteggiatore abusivo, a cui Meisan diede 20 euro per sorvegliare la Golf grigio scura della gang. Quella testimonianza, associata a un numero di telefono (l’unico non intestato a utenti fittizi), porta gli investigatori sulle tracce della pregiudicata romena, più volte controllata dalle forze dell’ordine insieme a persone domiciliate nel campo nomadi di via Monte Bisbino (centro di gravità permanente per i cinque ladri) e in particolare a Rajkovaca (col quale ha passato pure la notte post-furto in un hotel di Trezzo sull’Adda). Il passo successivo porta a Milenkovic: fermato l’8 febbraio per il caso Incardona, i poliziotti gli trovano a casa tre oggetti rubati a Leotta (una borsa Louis Vuitton, uno zaino Chanel e la chiave di un’utilitaria). Di più: nell’appartamento del serbo, viene sequestrata una videocamera che contiene un filmato registrato in una Toyota Aygo; vale a dire lo stesso modello di auto usato da Kastrati per le sue scorribande tra Rimini e la veneta Lorigo a caccia di ville di imprenditori facoltosi.
E ancora: gli investigatori risalgono all’ultima dimora del kosovaro all’Isola e riconoscono in alcune foto scattate dal padrone di casa prima del trasloco un trolley Samsonite rubato a Incardona e un paio di scarpe da ginnastica "identiche a quelle indossate da uno degli autori del furto" di via Quadrio. E Hudorovich? Di lui e Rajkovaca parla, intercettata, Meisan, all’indomani della notizia degli arresti dei ladri di casa Incardona: "Li hanno beccati... – dice, pensando che i due siano finiti in cella – C’ero anche io...". Arrestata lunedì, la donna ha reso spontanee dichiarazioni, poi confermate al giudice nell’interrogatorio di garanzia di mercoledì: c’erano pure loro il 6 giugno. Indagine chiusa.