
di Massimiliano Saggese
Mentre divampa la polemica sulla nuova legge per il Parco Sud continuano a spuntare maxi discariche. A Binasco nei pressi del cimitero è stata rinvenuta una nuova pattumiera a cielo aperto. Per le sentinelle del Parco Sud quella in atto è una guerra per le poltrone: quello che viene definito il più importante parco del Sud Milano rischia di diventare una enorme pattumiera dove ogni anno emergono nuove discariche (nonostante le bonifiche). E i Comuni continuano a sottrarre aree agricole che diventano maxi-centri logistici. Negli ultimi anni sono sorti capannoni ovunque fra Binasco, Lacchiarella, Siziano e Carpiano lungo l’asse della Sp 40 (che collega Melegnano a Binasco) portandola al collasso. Da quando è stato istituito il Parco Agricolo del Sud Milano, nel 1990, nulla è stato fatto di concreto per tutelare le aree verdi e agricole. È un parco solo sulla carta Lo dimostrano le migliaia di denunce fatte dalla sentinelle dell’associazione Parco Sud relative ad inquinamenti di corsi d’acqua e laghetti, di discariche con materiali e rifiuti di ogni genere, spesso formate da rifiuti pericolosi. Le oasi presenti, sia quelle tutelate da città metropolitana che quelle dall’ente parco sono abbandonate e senza controllo. "Solo pochi giorni fa è stata segnalata una nuova pattumiera nei pressi del cimitero di Binasco - spiegano le sentinelle -. Le discariche spuntano ovunque e le bonifiche si susseguono con costi elevatissimi, come è successo per quella di via Gattinara al confine tra Milano e Assago (ma in territorio meneghino) dove la scorsa settimana sono stati rinvenuti centinaia di presidi sanitari ancora sigillati. Fra i Comuni destinatari dei fondi regionali per discariche e rifiuti anche Gessate: 755mila euro per avviare, dopo anni, la bonifica del "deposito-bomba" di via Enrico Fermi, in zona industriale. Risalgono al 2018 la scoperta e il primo sequestro del sito dove risultavano stoccati, ai formulari di allora, 2500 tonnellate di rifiuti misti e industriali di dubbia provenienza. Ma fu nel 2019 che il deposito gessatese finì nel calderone di una maxi operazione dei carabinieri, epilogo di un’indagine coordinata dalla Direzione antimafia, che aveva scoperchiato un colossale traffico di rifiuti fra la Calabria e il nord Italia, portando all’arresto di 11 persone. Da allora il deposito è sotto sigillo.