NICOLA PALMA
Cronaca

Il pentimento di un capo ultrà: "Io tradito, non sono un infame. Sono il bersaglio: devo uscire!"

I colloqui di Beretta con l’ex moglie nei giorni in cui è diventato collaboratore di giustizia. Un fedelissimo di Bellocco a Ferdico: hai fatto quello che hai fatto e ti pare che sei forte?.

I colloqui di Beretta con l’ex moglie nei giorni in cui è diventato collaboratore di giustizia. Un fedelissimo di Bellocco a Ferdico: hai fatto quello che hai fatto e ti pare che sei forte?.

I colloqui di Beretta con l’ex moglie nei giorni in cui è diventato collaboratore di giustizia. Un fedelissimo di Bellocco a Ferdico: hai fatto quello che hai fatto e ti pare che sei forte?.

4 ottobre 2024, Andrea Beretta è in carcere da un mese esatto. I carabinieri l’hanno arrestato in flagrante davanti alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio per l’omicidio di Antonio Bellocco, rampollo di ’ndrangheta che con lui governava la Nord interista e che stava progettando di assassinarlo. L’ormai ex capo ultrà, che 96 ore prima si è visto recapitare in cella l’ordinanza dell’indagine "Doppia Curva" della Squadra mobile, sta pensando di "saltare il fosso" e di iniziare il percorso di collaborazione con la giustizia: sa che il clan di Rosarno non perdona, teme che dietro le sbarre qualcuno possa farlo fuori. Sono i giorni in cui si confronta con i parenti per condividere insieme a loro una scelta senza ritorno. Gli investigatori intercettano due colloqui-chiave con la ex moglie, che sembra in totale disaccordo.

"Io devo uscire! Sono io il bersaglio! Se succede qualcosa, mi prendo io le colpe! – dice Berro, perfettamente consapevole delle conseguenze –. O passo da una parte o passo dall’altra... non c’è una via di mezzo! Io purtroppo sono finito, sono stato tirato in mezzo in certe cose, ok? Io sono una brava persona...". Poi il quarantanovenne fornisce inconsapevolmente il movente dei delitti Boiocchi e Bellocco, il primo da lui commissionato secondo le accuse a Marco Ferdico e al padre Gianfranco per 50mila euro e il secondo eseguito in prima persona con una cinquantina di coltellate: "Io ho sempre cercato di tutelare il negozio dove c’era il tuo nome. Volevano portarmelo via, volevano una fetta lì, volevano mettermela nel c., io ho sempre cercato di tutelare quello, ok? Io quello... avevo lasciato in mano i biglietti, avevo lasciato in mano la roba di fare le foto, non mi sono mai fatto vedere da nessuna parte, non sono uno che si fa i selfie, le cose... ho lasciato un po’ tutto!".

Ecco il motivo di tutti i litigi: gli affari del punto vendita "We are Milano" di Pioltello e il business del merchandising. Una miniera d’oro che faceva gola ai soci – prima allo Zio e poi a Totò ’u Nanu – ma che Berro ha sempre voluto tenere per sé: un po’ perché la considerava una sua creatura un po’ perché evidentemente non voleva spartire gli introiti. "Sono fottuto, sono fottuto, sono fottuto – ripete Beretta alla ex –. Tu devi capire che io sono fottuto... è successo che questi qui hanno fatto un’intercettazione telefonica e hanno detto che fanno una strage... tu mi devi ascoltare, tu mi devi ascoltare, tu mi devi ascoltare". L’interlocutrice pare non sentirci: "Non passare per l’infame", l’etichetta che nessun ultrà vorrebbe mai cucirsi addosso.

"Perché io sono l’infame? – domanda Berro – Mi hanno tradito tutti, io sono finito qua dentro, volevano ammazzarmi...". "Non ti hanno tradito tutti, ti hanno tradito quei due che tu ti sei messo in casa", il riferimento della ex a Ferdico e Bellocco. Alla fine, il quarantanovenne va comunque per la sua strada e inizia a raccontare quello che sa ai pm della Dda e agli specialisti della Omicidi guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo. Si parte dall’assassinio fino a quel momento senza colpevoli: quello di Boiocchi. Beretta dice di essere stato il mandante e tira in ballo i Ferdico come organizzatori dell’agguato e Andrea Pietro Simoncini e Daniel D’Alessandro alias Bellebuono (lo stesso che lo metterà in guardia dal piano per farlo fuori ordito da Bellocco) come autori materiali.

I poliziotti cercano riscontri a quelle dichiarazioni e ne trovano in abbondanza, soprattutto nei tabulati telefonici. E poi c’è una circostanza già emersa che i magistrati Paolo Storari e Stefano Ammendola valorizzano col senno di poi. Il 5 gennaio 2023, un fedelissimo di Bellocco si lamentò con Ferdico junior, reo di non averlo invitato a sedersi al suo tavolo durante un compleanno festeggiato in un ristorante di Cernusco. "Stizzito per il trattamento ricevuto – si legge nell’ordinanza firmata dalla gip Daniela Cardamone –, si è lasciato andare a una minaccia (“Ma che ti pare che io sono un giocattolo, io ti prendo e ti do una fucilata”) e a un velato riferimento a un’azione che Marco Ferdico avrebbe messo in atto, il cui rilievo lo avrebbe convinto di avere acquisito prestigio e autorevolezza". Ecco la frase: "Che non ti sembra che hai fatto quello che hai fatto e... ti pare che sei forte! Non hai capito niente ancora tu! Con chi ti sei messo!". Per la giudice, "sembra evidente che l’uomo, verosimilmente al corrente almeno della fase finale del progetto omicidiario, abbia fatto riferimento proprio a quell’episodio, effettivamente unico capace di far acquisire nel mondo della criminalità organizzata una posizione di rilievo a un soggetto, Marco Ferdico, che prima di allora non godeva di considerazione alcuna".