REDAZIONE MILANO

"Il percorso rieducativo possibile: in cura 343 uomini"

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Un 21enne accusato di quattro violenze sessuali commesse tra maggio e giugno nell’area fra Porta Romana e Ripamonti ai danni di donne tra i 19 e i 33 anni. Nelle sue azioni ha messo in atto lo stesso modus operandi: seguiva donne sole, le molestava sessualmente e scappava col monopattino. "Non mi stupisce che l’autore di questi reati seriali sia così giovane: è nella fase di sviluppo dove la sessualità è più difficilmente controllabile. È molto probabile che abbia sviluppato una forma di compulsione visto che ha sempre aggredito con le stesse modalità. Un soggetto con questa problematica deve essere non solo messo nelle condizioni di non nuocere ma è necessario che faccia un lavoro sulle sue fragilità. Con una pena senza il trattamento purtroppo si rischia la reiterazione del reato". A dirlo è Paolo Giulini, criminologo clinico e docente dell’Università Cattolica, a capo del Cipm, Centro italiano per la promozione della mediazione. Sono 138 i “nuovi accessi“ al percorso rieducativo trattamentale per reati sessuali, stalking, maltrattamenti, pedopornografia nel primo semestre del 2022, all’interno del Presidio Criminologico Territoriale del comune di Milano, un servizio lanciato dal 2009 e gestito dal Cipm. In totale sono 343 i soggetti presi in carico quest’anno. L’anno scorso i nuovi utenti erano stati 186, per un totale di 331 persone gestite e inviate dalle carceri, dalla magistratura e dalle forze dell’ordine.

Chi si occupa del trattamento per coloro che hanno commesso reati sessuali?

"Sul nostro territorio i servizi non mancano. Sia dentro il carcere che fuori. Alla Casa di Reclusione di Bollate dal 2005 c’è l’Unità di Trattamento Intensificato per i reati sessuali. Su 358 detenuti di cui ci siamo occupati in 15 anni abbiamo avuto solo 13 recidive. Ci sono interventi previsti dal Presidio Criminologico Territoriale del comune di Milano in cui il soggetto si impegna a seguire il percorso trattamentale e un controllo benevolo da parte dei volontari anche quando ha terminato la pena. Il progetto Uomo in collaborazione con Regione Lombardia e Ats Città Metropolitana è rivolto a chi commette maltrattamenti in famiglia o atti persecutori nelle relazioni intime. Il modello elettivo è sempre il trattamento di gruppo".

Quale tipo di interventi portate avanti?

"I nostri non sono interventi di tipo medico-terapeutico ma di tipo criminologico: bisogna trattare le problematiche delle persone rispetto alle loro capacità di relazione o di controllo dei loro impulsi sessuali. Solo in casi estremi, per autori di condotte compulsive legate ad aspetti psicopatologici, ci rivolgiamo alla consulenza di psichiatri. L’obiettivo in tutti i casi è rendere coscienti le persone rispetto alla gravità dei loro reati: in generale è più facile che succeda in soggetti che hanno commesso violenze dirette piuttosto che nei pedopornografi che non sembrano rendersi conto delle conseguenze per le vittime dei filmati che hanno scaricato. La loro capacità di essere empatici è più complicata da costruire rispetto a un violentatore".

C’è una durata standard per i trattamenti?

"Le valutazioni sono individuali. Abbiamo persone in trattamento da 20 anni".

C’è un allarme violenza sulle strade di Milano?

"La maggior parte delle violenze sessuali ma anche maltrattamenti e stalking si verificano non ad opera di sconosciuti ma nell’ambito delle relazioni strette".

Annamaria Lazzari