"Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa". Cita Eugenio Montale un ex professore della scuola media Allende, Enzo Santagada. Provato come i colleghi, senza parole. E va oltre: "Un male di vivere del quale non ci siamo accorti: era bravo a scuola, faceva sport, partecipava alle iniziative sociali anche nel mese di luglio. Ma Riccardo si sentiva escluso dal mondo". Il suo piccolo mondo. Un fazzoletto di quartiere che lo ha visto crescere. Incirano è un quartiere che connette Paderno a Palazzolo. Un quartiere che si regge su quattro scuole, i suoi pilastri. L’infanzia, l’elementare Mazzini, le medie Allende (che ancora frequentava il fratellino). A 750 metri a piedi ci sono le superiori: anche nella svolta liceale, Riccardo non aveva lasciato la sua città.
"Le scuole sono centrali in questo quartiere – sottolinea la preside dell’Allende, Antonella Caniato –: accompagnano passo dopo passo i ragazzi. È la scuola di Lorenzo, è stata la scuola di Riccardo, ma è la scuola anche della mamma, che si relazionava sempre con le insegnanti, che era presente, che partecipava nell’organizzazione della festa di fine anno. Come pure del papà". Era un ragazzo seguitissimo. Anche se - stando alle prime parole dopo l’omicidio - si sarebbe sentito "solo tra gli altri". Lo ricordano ancora mentre aspetta fuori da scuola il fratellino, che "lo adorava e imitava". All’iniziativa dell’associazione Rita Atria, con i suoi ex compagni di scuola, mentre dà una mano e si ferma per la pizzata. "Una bella serata, sembrava sereno. C’era anche la sua ragazza – ricorda il presidente dell’associazione ed ex prof, Santagada –. Anche se abitava a pochi metri venne il padre a prenderli. Un papà con il quale condivideva la passione per lo sport, la vela. Non riusciamo a trovare un senso a tutto questo".
Si sentiva "solo", anche se era circondato dalla sua famiglia allargata, da nonni e zii che avevano dato forma a quel fazzoletto di terra, con la loro impresa edile. E che ora non si danno pace. Hanno manifestato "molta pena e compassione per lui", hanno ricordato gli inquirenti durante la conferenza stampa. Si sarebbero anche detti disponibili ad incontrarlo, anche se questo non sarà possibile prima dell’udienza di convalida dell’arresto. "La famiglia sta facendo quadrato attorno a lui". Si sentiva "un corpo estraneo", ma non hanno intenzione di lasciarlo solo, nonostante la tragedia che li ha stravolti. Nonostante quel "male di vivere", oggi incomprensibile.