
Il processo sull’eredità milionaria . Due medici e un bancario assolti: "Non fu circonvenzione d’incapace"
Si è concluso con tre assoluzioni con formula piena, "perché il fatto non sussiste", il processo di primo grado a carico di due medici milanesi, marito e moglie, e dell’ex direttore della filiale veronese di una banca.
Erano accusati di circonvenzione di incapace per aver "abusato dello stato di infermità e fragilità" di un’anziana depredandola di tutti i suoi averi e costringendola a vivere in una "condizione di totale isolamento" fino alla morte, avvenuta il 25 dicembre del 2018, a causa di una gravissima malattia. Il medico ora assolto dal Tribunale, Paolo Quirino Palloni, era stato nominato tra l’altro erede universale della donna, che aveva revocato "la precedente disposizione testamentaria" nella quale aveva disposto una donazione di 500mila euro a favore della Lega del Filo d’Oro. Le carte bancarie acquisite dalla Procura mostrano, inoltre, un elenco di bonifici a favore del dottore e della moglie: una decina in due anni per un totale di oltre 800 mila euro.
Dalla casa sarebbero poi stati sottratti gioielli, Cartier, pellicce, quadri e mobili d’antiquariato. Per la vicenda aveva patteggiato la pena di un anno di reclusione il portinaio di origini moldave custode dello stabile milanese in cui abitava l’anziana, nel centro di Milano, che secondo le accuse avrebbe agevolato le condotte illecite. I due medici e l’ex direttore della filiale della banca, loro presunto complice, erano stati invece rinviati a giudizio dal gup Carlo Ottone De Marchi. Si è aperto quindi un processo davanti al giudice Angela Martone con al centro le accuse, contestate a vario titolo, di circonvenzione di incapace, furto aggravato, utilizzo indebito di carta di credito e anche lesioni personali.
Processo che, infine, si è concluso con tre assoluzioni "perché il fatto non sussiste" accogliendo la richiesta dei difensori, tra cui gli avvocati Riccardo Petrangolini e Paolo Tosoni. Le motivazioni verranno depositate entro i prossimi 90 giorni. "Sarebbe sufficiente analizzare i documenti versati in atti per cogliere immediatamente che il dottor Palloni non solo non aveva alcuna intenzione di circuire la propria amica fraterna – si legge nella memoria difensiva degli avvocati Petrangolini e Tosoni – ma non ne aveva neppure alcun motivo. Il dottor Palloni, infatti, era già stato indicato come erede universale sin dal novembre 2009, in epoca non sospetta". Dai referti dei medici che hanno visitato l’anziana nel corso degli anni, e dalle testimonianze durante il processo, secondo i legali emerge "uno stato di piena lucidità e capacità di autodeterminazione".