Marco Leonardi il Piano nazionale di ripresa e resilienza l’ha visto nascere. Sì, perché il professore di Economia politica all’Università Statale di Milano è stato consigliere del ministro dell’Economia Gualtieri nel Governo Conte II e capodipartimento alla Programmazione economica nel Governo Draghi quanto l’operazione Pnrr è stata avviata. Sul tema, Leonardi ha scritto anche un libro, Partita doppia. Le scelte della politica tra riforme ed emergenze, pubblicato da Egea nel maggio del 2023.
Professor Leonardi, come sta andando l’iter del Pnrr?
"Il punto è che il Governo Meloni ha perso un sacco di tempo, consapevole di perderlo, perché voleva avere un Piano tutto suo, non un Piano ereditato dai Governi Conte II e Draghi. Per questo motivo l’attuale esecutivo nazionale ha voluto rifare una parte del Pnrr, togliendo prerogative e 10 miliardi di euro ai Comuni. Questa revisione è stata un errore".
L’Anci ha appena scritto al Governo lamentando la mancata erogazione a molte amministrazioni locali dell’acconto del 30% sui progetti Pnrr.
"C’è una responsabilità tecnica e una politica. Ovviamente la Tesoreria tende a non voler dare anticipi perché ha sempre il timore che poi i progetti non vengano portati a termine. È il loro mestiere, in fondo. La responsabilità politica, invece, è aver voluto stravolgere l’iniziale Pnrr, perdendo un anno e mezzo, anzi quasi due anni, rallentando l’iter di tutti i progetti. Ma, a quanto mi risulta, Milano sta rispettando i tempi dei progetti Pnrr".
La scadenza fissata dall’Unione Europea per utilizzare quei fondi è il 2026, scadenza molto vicina.
"Appunto. Probabilmente il Governo Meloni ha ragionato sul Pnrr contando subito su un proroga oltre il 2026. Ma se gli altri Paesi non ne avranno bisogno, l’Italia non ne uscirà bene".
Oltre alla proroga, ora il Governo sembra contare sulla nomina del ministro Raffaele Fitto come commissario europeo con delega al Pnrr proprio per aggirare eventuali ritardi...
"La solita soluzione all’italiana... L’Italia vuole il commissario al Pnrr per avere più soldi e più proroghe, ma gli altri Paesi europei non sono fessi e l’Italia, non votando per la von der Leyen, ha messo il dito nell’occhio alla maggioranza che governa l’Unione Europea".
Nell’introduzione al suo libro, lei sottolinea che "il Pnrr è diventato una sorta di “ultima spiaggia“ per ritornare su uno stabile sentiero di crescita".
"Con il Pnrr l’Italia ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo e ha raccolto un successo politico. Il Pnrr, dunque, deve andare bene, anche se forse il Paese si è impegnato a spendere troppi soldi rispetto alle sue effettive capacità di spesa".
Massimiliano Mingoia