
Marco Amico è fondatore di “Doctor Wall“ «L’unica soluzione efficace è rimuovere le tag ogni volta che compaiono sulle facciate»
"Loro scrivono, voi ci avvisate, noi puliamo. Una, cento, mille volte in un anno". “Loro“ sono i vandali che lasciano firme e scarabocchi sulle facciate. “Noi“è il pronto intervento graffiti “Doctor Wall“, azienda fondata 10 anni fa a Milano da Marco Amico, di professione consulente patrimoniale, affiancato da Luca Gelati che è l’amministratore delegato di questa realtà.
Quanti palazzi avete ripulito finora?
"Oltre duemila a Milano. Significa più di 100mila metri quadri. Al di là del servizio “cancellazione scritte“ svolto da professionisti, usando prodotti non inquinanti, c’è anche la possibilità di abbonarsi: tanti condomìni che venivano bersagliati dai vandali lo hanno fatto, esasperati dalle scritte che tornavano sempre. Al momento, gli abbonati sono oltre 900 a Milano. L’unico modo per vincere la battaglia è continuare a rimuovere le “tag“, perché impedire ai vandali di scrivere è impossibile. Non sono un deterrente neppure le telecamere: il vandalo di turno arriva con il volto coperto da cappuccio o mascherina e agisce in pochi secondi. Ma a furia di veder cancellate di continuo le proprie “opere“ smette. Oppure cambia bersaglio. Non dimentichiamo che imbrattare ha un costo".
E quanto costa invece abbonarsi al pronto intervento graffiti, per la cancellazione delle scritte?
"Dipende dalla grandezza della superficie da tenere sotto osservazione e sulla quale intervenire nel caso di attacco di graffitari. Abbiamo fatto un calcolo: in media, 460 euro all’anno. Spesa che si ripartisce tra i condòmini del caseggiato che decide di abbonarsi. In media, calcolando il numero di appartamenti per palazzo, 2 euro al mese a famiglia. È un po’ come avere un’assicurazione, con un servizio di assistenza che garantisce un intervento di pulizia entro 24 o 48 ore. Alla lunga la formula funziona: vediamo la dimostrazione nella realtà della “teoria delle finestre rotte“, secondo la quale se si mantiene un clima di ordine e decoro si riduce la possibilità di avere ulteriori danni".
Nel caso dei vandali, però, un muro ripulito non può essere visto come una “tela bianca“ da imbrattare di nuovo?
"Ovviamente sì. Ma cancellare ancora, e ancora, fino a riportare il decoro, diventa la mossa vincente. Da parte di chi subisce ci deve essere costanza, anche se è difficile. Secondo una stima – è impossibile avere un numero preciso – a Milano ci sarebbero 1300 writer vandalici, cioè che realizzano scritte e disegni dove non consentito. Le scritte sono aumentate perché a un certo punto non sono state più rimosse. Alcune sono rimaste sui muri per decenni".
La battaglia più lunga contro un vandalo?
"È durata 6 giorni di fila. In zona Romolo un condominio si è rivolto a noi per togliere tutte le scritte. Noi abbiamo pulito la facciata e il giorno dopo è spuntata una scritta enorme. L’abbiamo rimossa. Il giorno seguente, altro attacco. Scritte sempre più piccole, fino ad arrivare a una sola riga, il sesto giorno. Poi il muro è rimasto pulito".
Quali sono le reazioni, dal vivo e sui social?
"Capita spesso che dei passanti ringrazino il nostro staff quando lo vede all’opera. A volte siamo oggetto di critica, e capita per il contenuto delle frasi che rimuoviamo: per esempio, aver tolto da un muro scritte pro Palestina – realizzate senza permesso –, cosa che noi abbiamo fatto su indicazione della proprietà, ha generato un mare di reazioni su Instagram, anche attacchi. Oltre 500mila visualizzazioni e più di duemila commenti. Ma noi non facciamo certo politica. Il nostro obiettivo è il decoro".