
Cathy La Torre, 49 anni, avvocata e attivista per i diritti LGBTQIA+
"Ora sono a letto, dolorante". Ma non perde la grinta. Anzi, quello che le è capitato la sprona ancora di più a non arrendersi, a portare avanti la sua battaglia affinché "le strade di Milano siano sicure per tutti. Soprattutto per chi sceglie di usare mezzi ecologici come la bicicletta". La battaglia – una delle tante che conduce – è quella dell’avvocata e attivista Lgbtquia+ Cathy La Torre, seguitissima sui social (1 milione di follower su Instagram), che in un video ha raccontato di essere stata investita in strada, mentre attraversava sulle strisce pedonali portando la bici a mano. È successo in viale Monza. "Vivo a Milano da meno di un anno – ha sottolineato l’avvocata, originaria di Castellammare del Golfo, in Sicilia, e che prima di trasferirsi all’ombra della Madonnina ha abitato in altre città tra cui Bologna – e questo è il quinto incidente in bicicletta che ho fatto". Gli altri erano avvenuti in corso Buenos Aires, ancora in viale Monza e in viale Tunisia. Quindi sempre nello spicchio nord est della città, in strade in cui si trovano piste ciclabili.
Stavolta, in viale Monza, "passavo col verde portando la bici a mano come prevede il codice della strada – ha evidenziato – e mi hanno messa sotto, mi hanno investita sulle strisce pedonali. Ho sbattuto il gomito, il ginocchio, devo andare in pronto soccorso per la centomilionesima volta a farmi visitare perché ovviamente mi sono fatta male".
"La macchina – ha spiegato ancora – proveniva da via Padova, e stava svoltando a destra. Per l’automobilista il semaforo era verde. Ma lo era anche per me. Quell’auto non mi ha vista, l’attraversamento era dopo una curva". La Torre è andata al pronto soccorso senza chiamare un’ambulanza: ha preferito Uber, visto che in un giorno di Design Week avrebbe dovuto aspettare troppo tempo per un taxi, e non ha voluto “togliere un’ambulanza“ a chi, ha pensato, ne aveva più bisogno di lei.
In una “storia“ Instagram ha poi ringraziato i suoi follower: "Grazie per i tanti messaggi. Tutto bene, gomito lussato, abrasioni varie e una gran botta al ginocchio. Ringrazio anche chi mi ha soccorsa da terra".
Poi attacca l’amministrazione comunale. "Mi permetto una considerazione: Milano è una città che per i suoi livelli di inquinamento deve darsi l’assoluta priorità di aumentare il trasporto pubblico e migliorare la mobilità ciclabile. Avere 330 chilometri di piste ciclabili non è sufficiente se queste piste non sono “sicure“. Chi va in bici lo fa per molti motivi, il mio è quello di cercare di impattare meno usando un mezzo non inquinante".
Continuerà a usare la bici? La sua risposta è "sì". "Io – dice – continuerò ad andare in bici e come ciclista urbana mi unirò a Salvaciclisti Milano sostenendo, come facevo a Bologna, il movimento di chi desidera andare in bici, rispettando le regole ma restando incolume". Nonostante "mi senta ripetere ogni giorno che sono una pazza a voler girare a Milano in bici“ e che “Milano non è fatta per andare in bici". Vuole continuare a pedalare, per essere parte della spinta al cambiamento.