Milano – Ore 21.40 di venerdì, siamo al parco Bruni di viale Caterina da Forlì, in zona Bande Nere. Quel parchetto vicino allo spartitraffico, proprio davanti agli ingressi del Golgi Redaelli e a due passi da una pizzeria, è uno dei ritrovi abituali dei cittadini filippini residenti a Milano, che si incontrano lì per mangiare qualcosa insieme e giocare a carte. A un certo punto, spunta Ines R., 64 anni, che molti connazionali indicano come una persona violenta: si avvicina al sessantenne N.S. e gli punta un coltello da cucina al fianco, intimandogli di consegnare i soldi che ha con sé. La sorella dell’uomo se ne accorge immediatamente e chiama il 112, urlando "Aiuto, aiuto" per richiamare l’attenzione e fare terra bruciata attorno all’aggressore.
Scatta in quel momento l’intervento dei carabinieri del Radiomobile che si concluderà qualche ora dopo con l’arresto in flagranza del sessantaquattrenne, poi riconosciuto anche come il presunto autore dell’accoltellamento andato in scena nello stesso luogo lo scorso 27 luglio. Dopo aver cercato invano di derubare il sessantenne, R. si allontana a passo svelto verso la fermata dell’autobus 67, ma alcuni suoi connazionali lo seguono senza perderlo mai di vista.
Quando arriva il primo equipaggio del pronto intervento, sono loro a indicare ai militari dove si trova il sessantaquattrenne, aggiungendo che è armato; a quel punto, gli investigatori dell’Arma tirano fuori dalla fondina il taser d’ordinanza, pronti a utilizzarlo per disarmare l’uomo.
Non ce ne sarà bisogno, perché Ines R. butta un tirapugni in un cestino dell’immondizia e non oppone resistenza quando i carabinieri gli chiedono di consegnare la lama da undici centimetri; con sé l’uomo ha pure un taglierino a scatto, anch’esso sequestrato. Bloccato l’uomo, i militari iniziano a ricostruire l’accaduto con l’aiuto di diversi testimoni. Dopo pochi minuti, compare sulla scena anche il trentatreenne Angelo A.: è la persona che è stata accoltellata il 27 luglio da un connazionale poi sparito nel nulla, che gli ha provocato uno squarcio all’addome che necessita ancora dell’uso di un tutore e che è stato giudicato guaribile in 30 giorni dai medici. Il trentatreenne riconosce senza ombra di dubbio Ines R. come colui che l’ha ferito un mese prima.
A quel punto, i carabinieri contattano il pm di turno Francesco Cajani, spiegandogli tutto quello che è successo e allegandogli la denuncia che il trentatreenne ha presentato alla stazione Porta Genova nei giorni immediatamente successivi all’aggressione a mano armata. Risultato: il sessantaquattrenne filippino, con precedenti specifici nelle banche dati delle forze dell’ordine, viene arrestato per tentata rapina aggravata e portato a San Vittore, in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.