"Mi hanno rubato il telefono... cioè mezz’ora fa... sto in Buonarroti angolo Marghera". "Perché ci contatta solo ora?", la domanda dell’operatore del 112. Perché, la risposta col senno di poi, quel cellulare non era stato rubato, bensì perso dal trentanovenne Ferdinando Esposito sul luogo di una rapina. La rapina subìta da un ottantaquattrenne il 14 gennaio scorso in via Pastorelli, a due passi da viale Cassala. Quel giorno, l’anziano fu seguito per diversi chilometri e aggredito nel box di casa da un uomo, che gli strappò l’orologio Pierre Bonnet che aveva al polso. "Dopodiché – il racconto della vittima – l’individuo, dopo essere riuscito nel suo intento, cercava di dileguarsi, ma io prontamente con un piede riuscivo a farlo inciampare e quindi cadeva a terra, poi si rialzava e si dirigeva verso la prima rampa dei box, facendo perdere le proprie tracce". Proprio in quei momenti, secondo quanto poi ricostruito, Esposito perse il cellulare. A distanza di cinque mesi dal raid, che costò all’anziano la frattura del malleolo peroneale sinistro, gli agenti della sezione "Criminalità diffusa" della Squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Massimiliano Mazzali, hanno arrestato Esposito e il cugino Costantino, 37 anni, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Stefania Donadeo. Dopo il blitz, i due, che hanno usato per la fuga il furgoncino utilizzato abitualmente per la loro attività di venditori ambulanti di frutta e fiori, si sono scambiati i vestiti e sono andati in un bar di via Marghera. Come niente fosse. N.P.
CronacaIl rapinatore tradito dal cellulare