REDAZIONE MILANO

Il re dei droni iraniano: "Datemi i domiciliari. Userò il braccialetto"

Il ministro Nordio: "Aspettiamo le carte dagli Usa"

L’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabad, 38 anni, fermato il 16 dicembre a Malpensa

L’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabad, 38 anni, fermato il 16 dicembre a Malpensa

di Anna GiorgiMILANOMohammad Abedini Najafabani il 38enne ingegnere iraniano arrestato il 16 dicembre scorso a Malpensa, accusato dagli Stati Uniti di aver supportato i Pasdaran di Teheran nell’acquisizione di componenti tecnologiche montate sui droni in uso al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione, “l’altra parte“ dello scambio nella complessa vicenda internazionale che due giorni fa ha visto la liberazione della reporter Cecilia Sala, al momento, resta rinchiuso nel carcere di Opera. Dalla sua cella studia, insieme al suo legale Alfredo De Francesco, il modo di convincere i giudici della V sezione della Corte d’Appello di Milano che non intende fuggire, nel caso gli concedessero i domiciliari, assecondando la sua richiesta. Il pericolo di fuga è, infatti, uno dei temi su cui si basa il no ai domiciliari espresso chiaramente da Francesca Nanni, capo della Procura Generale di Milano. Parere importante, anche se non vincolante nella decisione finale. Per convincere i giudici, che si riuniranno la mattina del 15, l’ingegnere iraniano e il suo legale hanno ritoccato, allargando un po’ le maglie delle rinunce, l’istanza di custodia cautelare ai domiciliari.

Nella memoria depositata ieri ai giudici, a integrazione della precedente istanza, l’ingegnere si dice disponibile a farsi applicare il braccialetto elettronico. Ma non solo, l’avvocato De Francesco ha affittato, privatamente, per il suo assistito, un appartamento in via Washington, zona centrale di Milano, di cui ha allegato le foto, perché la Procura Generale aveva ritenuto insufficiente la garanzia diplomatica di un appartamento di proprietà del consolato iraniano. Abedini poi ha accettatto di vivere solo, rinunciando a una governante, come chiesto in precedenza, e la spesa per i viveri la farebbe una persona terza, di fiducia, senza che lui si debba spostare dall’appartamento. La Procura Generale esprimerà il suo parere sul “ritocco“ prima o, più probabilmente, durante l’udienza davanti ai giudici della V Corte d’Appello, che sarà presieduta dalla giudice Francesca Vitale e sarà pubblica. I giudici però, non decideranno mercoledì 15, ma entro i 5 giorni successivi all’udienza.

Anche stamattina l’avvocato De Francesco sarà a Opera dal suo assistito ed è possibile che con lui ci sia anche l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri. Sul fronte politico, intanto, non è arrivata in Corte d’Appello alcuna comunicazione dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha, per legge, la facoltà di chiedere la revoca di qualunque misura di custodia cautelare, revoca che i giudici sarebbero obbligati a disporre rilasciando l’iraniano. Il Guardasigilli ieri ha poi puntalizzato: "Prematuro per ora parlare di domiciliari e braccialetto elettronico. È fissata un’udienza e le carte dall’America non sono ancora arrivate".