
La bara avvolta nella bandiera italiana. Il cappello da poliziotto che ha indossato per 40 anni appoggiato sopra. Un...
La bara avvolta nella bandiera italiana. Il cappello da poliziotto che ha indossato per 40 anni appoggiato sopra. Un lungo e spontaneo applauso all’arrivo del carro funebre e molti altri, altrettanto spontanei, durante la cerimonia religiosa perché, come da detto don Natale Castelli nella sua omelia, "di Carmine non si perde nulla, tutto ciò che lui ha costruito e il suo lavoro al servizio delle istituzioni, resteranno sempre". Ultimo saluto ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Eusebio e Maccabei per l’ex commissario capo di polizia Carmine Gallo, 66 anni, morto domenica 9 marzo per un infarto mentre si trovava nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Centinaia le persone che hanno partecipato alle esequie, familiari, tanti amici, ma soprattutto ex colleghi poliziotti e rappresentanti delle altre forze dell’ordine. Il super poliziotto ai domiciliari dal 25 ottobre scorso per l’inchiesta sulle presunte cyber-spie di Equalize è stato ricordato dai tre figli con una lunga lettera che ha raccontato di un padre, di un marito e di un uomo che pochi conoscevano. "Caro papà oggi voglio raccontare l’uomo che eri perché in troppi si sono dimenticati della tua dignità, della persona che eri veramente (...) Hanno parlato in troppi cercando di farci abbassate la testa, ma noi non l’abbiamo avuta mai più alta di così. Eri tormentato da complottismi e delusioni, e mentre tutti giocavano questo gioco tu te ne sei andato - ha detto la figlia nel suo discorso - in tanti hanno dubitato sulla tua morte. Le persone non credono che si possa morire così e invece si può. Il tuo cuore tormentato si è fermato. Ora cerca di non indaffarati troppo almeno lì. Ma questo so già che non sarà possibile. Ti amaimo". I familiari hanno ricordato anche "l’ondata di amore" che li ha travolti in questi giorni. Roberta Rampini