Milano, 20 gennaio 2025– Francesco Iennaco lavorava come rider a Milano 7 anni fa, quando fu investito da un tram mentre correva in scooter a consegnare pizze per Just Eat. L’infortunio gli è costato l’amputazione della gamba destra dal ginocchio in giù. E il giovane - oggi ha 35 anni, simbolo di una categoria che ancora lotta per avere tutele.
vive a Bologna e lavora come collaboratore scolastico - è diventato il
Il 30 dicembre, a Milano, il rider Muhammad Ashfaq è stato investito e ucciso da un’auto. Un altro è rimasto coinvolto in un incidente qualche giorno dopo. Un altro ancora è stato aggredito da una cliente... Di strada ce n’è ancora da fare, quanto a sicurezza per i lavoratori?
"Sì, purtroppo. La mia storia è tristemente servita anche ad accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro dei rider e qualche passo avanti si è fatto. Ma non abbastanza, alcune piattaforme pagano ancora a cottimo i fattorini, alimentando i rischi. Tutti dovrebbero avere una paga oraria e ritmi di lavoro accettabili. Io già ero fortunato rispetto a tanti altri, nel 2018, perché percepivo uno stipendio di 1.500 euro netti al mese come “delivery manager”. Il contratto mi ha consentito di essere tutelato anche dopo: adesso sono un invalido del lavoro, ho diritti, sostegno economico, cure pagate e ausili medici. Ho una protesi che mi consente di fare praticamente tutto: guido di nuovo il motorino, per dire. Ho un SH125 col quale raggiungo la scuola in cui lavoro, a velocità ridotta e con prudenza".
A scuola dove?
"A Bologna, dove vivo. Mi sono trasferito dopo Ferragosto qui da Torre Annunziata, la mia città d’origine, per lavorare come collaboratore scolastico all’Istituto superiore Crescenti-Pacinotti-Sirani. Abito in un alloggio che condivido con un ragazzo e due ragazze, giovani lavoratori. Mi trovo molto bene, non voglio che la mia protesi crei distanza. Cerco anche di essere ironico, di trasmettere messaggi positivi e di speranza. Su Instagram mi chiamo “frenkbionic”".
"La mia storia è tristemente servita anche ad accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro dei rider e qualche passo avanti si è fatto. Ma non abbastanza”
Non l’ha più sfiorata l’idea di tornare a fare il rider?
"No. Però i motori mi piacciono da morire e sono tornato a guidare in strada, non solo il motorino. Mi metto pure al volante dell’auto, a pedaliera invertita e con il cambio automatico".
L’incidente le ha fatto anche riscoprire una passione...
"Il nuoto. Lo praticavo da adolescente. Poi, facendo fisioterapia, ho riscoperto quel piacere dedicandomi alla pallanuoto. Ho avuto tante soddisfazioni con la squadra paralimpica di Waterpolo Napoli Lions: due scudetti, due Coppe Italia. Due anni fa abbiamo trionfato in una sorta di “Champions League” paralimpica a Sabadell, in Catalogna. Adesso, a Bologna, mi alleno alla piscina Carmen Longo Stadio, dal lunedì al venerdì. Grazie alla società De Akker Bologna ho la possibilità di praticare la pallanuoto con le squadre under 18 e under 16, normodotati. Ma con la De Akker abbiamo deciso di fare qualcosa di più".
Cosa?
"Creare una squadra paralimpica: per il 23 febbraio abbiamo organizzato un open day. Magari sarà occasione, per qualcuno, di scoprire una passione".