Milano – Il conto alla rovescia è iniziato, mancano cinque giorni all’entrata in vigore del divieto di fumo all’aperto "per la tutela della qualità dell’aria e la salvaguardia della salute di tutti", si legge nel comunicato ufficiale. In parole semplici un fumatore potrà accendersi una sigaretta in pubblico, solo se si trova a dieci metri di distanza da altre persone. Il divieto non vale per le sigarette elettroniche.
Di ufficiale però, almeno ieri sera, Carlo Squeri, segretario Epam (Associazione Pubblici Esercizi di Milano presso Confcommercio), non aveva ancora ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’assessorato competente, quello all’Ambiente guidato da Elena Grandi circa l’interpretazione del concetto di "spazio pubblico" in riferimento ai dehors dei locali. E i nodi da sciogliere non sono pochi.
Ma ripartiamo dall’inizio. Il 16 dicembre, Squeri e l’assessora Grandi, alla presenza anche dell’assessore Marco Granelli si erano incontrati per un tavolo il cui obiettivo era quello di chiarire appunto alcuni termini del regolamento per tradurlo nella pratica. Per l’Epam, il divieto non avrebbe dovuto valere per gli avventori che sostano davanti ai locali che hanno tavolini all’aperto per mantenere i quali i titolari di esercizi pubblici pagano il plateatico. Secondo l’interpretazione formulata dai commercianti quello dei dehor non è suolo pubblico in senso stretto, quindi non dovrebbe valere il divieto. Di opinione opposta, invece, gli assessori comunali che intendono l’interpretazione del divieto in senso più lato, comprendente anche i dehors. Le due parti si erano lasciate il 16 con l’impegno da parte del Comune di valutare una interpretazione corretta del regolamento e poi di rivedersi.
Silenzio fino a ieri, in tarda serata, quando l’assessora Elena Grandi affida a un comunicato le disposizioni precise sul divieto. "Il divieto di fumo in città sarà esteso a tutte le aree pubbliche o - si legge - ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, ad eccezione quindi delle aree isolate in cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone. Si tratta di un provvedimento che ha l’obiettivo di comprendere altresì la protezione dal fumo passivo nei luoghi pubblici, frequentati anche dai più piccoli".
Inutile dire che Squeri per conto di Epam, ritiene che il regolamento sia troppo penalizzante per la categoria degli esercenti. Oltre a sottolineare di non aver comunque ricevuto, come associazione, alcuna comunicazione ufficiale nel rispetto dei tavoli istituzionali. Piccola polemica a parte, "nei confronti di chi cammina in strada sarà più difficile constatare una trasgressione, perché le persone sono in movimento e perché comunque resta difficile misurare 10 metri esatti", dice Squeri.
Risultato? "I veri penalizzati - spiega ancora - saranno i fumatori che siedono nei dehors, saranno i clienti dei bar e dei ristoranti ai quali era consentito fumare all’aperto. Solo tra persone sedute è possibile misurare la distanza con precisione. E, in ogni caso - dice ancora - se i dehors sono equiparati al suolo pubblico, il gestore non potrà dire nulla agli avventori". Chiara e netta la posizione di Epam, quindi, che non è d’accordo su questa interpretazione che allarga il divieto ai dehors. Resta poi la traduzione nella pratica della contestazione, con tutte le difficoltà di ritenere in torto un cliente che si è accomodato in un tavolino all’aperto senza nessuno intorno, si accende una sigaretta e subito dopo arriva un altro cliente che si avvicina, non sarà così facile tenere il conto preciso delle distanze.