Il "sistema di favori" svelato dal dirigente e altri 12 sotto inchiesta

Continuano gli interrogatori, in molti sapevano del meccanismo che faceva intascare al funzionario percentuali sui lavori.

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Si aggiunge una puntata dopo il primo faccia a faccia. Il funzionario dell’Atm, Paolo Bellini (nella foto), 54 anni, ora in carcere non ha risparmiato, nemmeno in passato, particolari su quanto da lui appreso e praticato nell’Azienda trasporti milanesi dove ha lavorato per più di vent’anni. Finito in manette nell’ambito dell’inchiesta che ha prodotto misure di custodia cautelare per altre 12 persone oltre a lui, alcune delle quali sentite ieri, Bellini - secondo l’accusa ideatore di un vero e proprio metodo che teneva insieme gare d’appalto e favori - aveva subito ammesso l’esistenza di un "sistema" messo a punto da lui, responsabile del settore manutenzione e segnalazione della Mm. Ma aveva anche tenuto a precisare che mai aveva messo a rischio la sicurezza del metrò.

Il meccanismo funzionava più o meno così: Bellini aiutava una ditta ad aggiudicarsi un appalto indetto da Atm, e quella in cambio assegnava un subappalto di lavori a un’impresa più piccola di fatto "controllata" dallo stesso Bellini, che in alternativa poteva accontentarsi di ricevere una percentuale secca del 3-6 per cento sul valore dei lavori oppure uno "stipendio" mensile da 2 mila euro. Davanti al gip Lorenza Pasquinelli l’ex funzionario aveva ammesso tutto quello che non poteva negare, ma era stato molto attento a circoscrivere attorno a sé il raggio d’azione del "sistema". Intanto in questi giorni continuano gli interrogatori.