FEDERICA ZANIBONI
Cronaca

Il traffico internazionale e 58 arresti. Dalla pelletteria in Chinatown sono passati 26 milioni di euro cash

Hashish e marijuana fra Spagna e Italia, sacchi di soldi da ripulire e un tesoro sequestrato da 129 milioni. Così i fratelli Pellegrino e Nicolin il "Biondo" smistavano le partite fra appartamenti, magazzini e clienti.

Il traffico internazionale e 58 arresti. Dalla pelletteria in Chinatown sono passati 26 milioni di euro cash

Trenta tonnellate di droga, 58 arresti e 129 milioni di euro sequestrati. Maxi operazione della Guardia di Finanza di Milano, che all’alba di ieri ha eseguito 46 ordinanze di custodia cautelare e 12 fermi per indiziato di delitto in tutta Italia. Al centro delle indagini un traffico internazionale di hashish e marijuana tra Italia e Spagna. Gli arrestati – italiani, spagnoli, albanesi e cinesi – sono poi accusati a vario titolo anche di riciclaggio, esercizio abusivo del credito e frode fiscale. L’inchiesta si è focalizzata sulla ricostruzione delle modalità di pagamento dei narcotrafficanti, che si servivano di “servizi bancari” abusivi gestiti da titolari di negozi cinesi. Le indagini, prosecuzione della tranche nella quale era stato arrestato anche Rosario D’Onofrio, ex militare ed ex procuratore capo dell’Aia (Associazone italiana arbitri), hanno messo in luce un negozio di borse in Chinatown a Milano, “Luca Pelletteria”, dove avvenivano le consegne dei soldi frutto del narcotraffico. Tra il febbraio e l’ottobre del 2021, secondo quanto emerso dall’inchiesta dei pm Rosario Ferracane e Sara Ombra, da lì sarebbi passati oltre 26 milioni di euro.

Da ulteriori accertamenti è emerso che gli esercizi commerciali cinesi, infatti, fungevano da veri e propri “centri di raccolta” dei soldi, fatti confluire lì prima di essere trasferiti in Spagna in modo anonimo e non tracciabile, tramite un meccanismo denominato “fei’chi en”, simile alla “hawala” islamica. La rete di narcotraffico smantellata questa mattina con sequestri di 10 compendi aziendali e di 52 immobili, era gestita dai fratelli milanesi Tommaso ed Enzo Pellegrino, 41 e 45 anni, soprannominati rispettivamente Skyecc e Barba. Oltre a loro, c’era il 34enne albanese Nicolin Gjetja, detto “Biondo“. L’organizzazione aveva basi logistiche sia in Italia che in Spagna, appartamenti e capannoni che, come scrive il gip Massimo Baraldo nell’ordinanza di custodia cautelare, "servivano a dissimulare l’illecita attività svolta, in particolare a giustificare l’arrivo della sostanza stupefacente occultata all’interno di apparenti carichi di merci provenienti dall’estero su un camion".

I fratelli Pellegrino disponevano di due depositi nei quali veniva portata la droga "prima di essere consegnata ai clienti finali". Considerato dal gip "un aspetto assai peculiare e delicato" anche quello dei trasporti della droga, che dovevano avvenire con modalità non eccessivamente costose e sicure, così da "evitare tanto la perdita economica derivante dal possibile sequestro della partita di droga, quanto e soprattutto le possibili implicazioni negative derivanti dall’arresto del corriere e dalle Indagini che sarebbero state svolte". Il metodo di pagamento della droga, come fanno sapere dalla Guardia di Finanza, si basava sul trasferimento fisico di valuta, secondo partite di credito e debito bilanciate tra connazionali cinesi "inseriti in un circuito criminale transnazionale e che offrono analogo servizio all’estero". Per l’accettazione del controvalore “nominale” della somma versata in Italia veniva usato un codice di riconoscimento, tipo “token“, solitamente rappresentato dal seriale di una banconota di piccolo taglio, consegnata dal corriere collaterale spagnolo. A quanto emerso dalle indagini, il denaro consegnato nei negozi cinesi veniva “venduto” subito dopo a una diversa associazione criminale composta da imprenditori italiani del settore della plastica e dell’acciaio.