Milano, 22 settembre 2017 - «Ma l'hai fatto davvero? Qual è il trucco?» Andrea Rizzolini non sopporta quando glielo chiedono. Ha 17 anni, studia in quarta liceo scientifico ed è campione italiano di mentalismo. «Non so se leggo realmente il pensiero ma quello che è successo davanti ai tuoi occhi è realmente successo. Se vedi un quadro di Leonardo non ti chiedi che pennelli ha usato, non importa». Andrea è stato selezionato per rappresentare l’Italia ai campionati mondiali di illusionismo in Sud Corea, nel luglio del 2018. Ha iniziato all’età di dieci anni, affascinato da una videocassetta di uno spettacolo di David Copperfield registrato per caso dal nonno. Cita Democrito e Orwell, parla di di neuroscienze e di tecniche di difesa psicologica. Gli si chiede di improvvisare un numero e vi dice di ordinare un gruppo di cinque carte, poi fa una serie di domande e indovina l’ordine esatto in cui le avete disposte. Non chiede di guardarlo negli occhi, ma viene naturale farlo. Alla fine la meraviglia è tale che sorge anche il timore che non solo abbia capito le vostre scelte, ma le abbia indotte.
So che pratica anche l’ipnosi, mi ha appena ipnotizzato?
«Non preoccuparti non ti ho ipnotizzato, ma ho capito cosa avresti scelto e ti ho forzato psicologicamente a pensare determinate carte piuttosto che altre».
Se non vuole dirmi come fa, mi dica almeno cos’è il mentalismo.
«È l’insieme di psicologia, teatro, illusionismo e nozioni di marketing, mischiati in quantitativi che non rivelerò, il trucco è proprio questo: la combinazione di tecniche che già manipolano le scelte dei consumatori o dei pazienti delle psicoterapie. Il potere della mia voce, dei miei gesti, lo schiocco delle dita, la lingua stessa con i sinonimi che uso e le parole che sottolineo: questo è il trucco».
Ai mondiali dovrà esibirsi in inglese, è più difficile?
«In inglese è molto più facile indurre certi comportamenti e scelte, perché è una lingua con più ambiguità: per esempio “right” è destra ma anche corretto: ci posso giocare molto».
È solo una forma di intrattenimento?
«L’illusionismo è l’arte che può trasmettere in modo più distillato possibile il senso della meraviglia, che abbiamo perso. Voglio far riflettere sui meccanismi della mente, far cambiare prospettiva alle persone e svelare la meraviglia in ogni cosa. Intrattenere per me è sacrificarmi, tenere dentro per il tempo dello spettacolo i pensieri e le preoccupazioni delle persone. Far capire alla gente che niente è impossibile, ma tutto è altamente improbabile. Il fatto stesso che tu sia qui adesso, che nell’universo esista qualcosa piuttosto che niente è già incredibile».
Qualcuno ha mai resistito ai suoi trucchi?
«Lo spettatore peggiore è mio padre. Lavora in Borsa, guarda i numeri di illusionismo cercando il trucco, ma se alla fine resta solo questa domanda vuol dire che l’illusionista è pessimo. Lui è il mio “spettatore limite”, se un numero riesce con lui posso stare tranquillo. È come per l’ipnotismo, ci sono persone più introverse, scettiche o ciniche che si mettono in testa di non voler essere ipnotizzate, con loro è più difficile».
L’illusionismo aiuta nella vita quotidiana?
«Quando ho cominciato con l’illusionismo ero molto timido, non riuscivo a rompere il ghiaccio in cene con sconosciuti, se non con il trucco del giochetto di illusionismo. Cercando sempre di controllare quello che gli altri pensano, mi fa paura quello che le persone possono pensare di me, facendosi magari un’idea sbagliata. Col tempo ho imparato a preoccuparmi meno di questo e accettare il fatto di non essere in grado di controllare tutto».