Milano, 22 marzo 2019 - Novità sul caso di Imane Fadil. Paolo Sevesi, l'avvocato che ha affiancato la giovane modella marocchina nei processi Ruby, che l'hanno vista testimone chiave nel ricostruire le serate del 'Bunga Bunga' nella villa di Arcore dell'ex premier Silvio Berlusconi, ha rinunciato al mandato avuto dai fratelli e dalla madre dell'ex modella morta per cause ancora da accertare, per "dissidi" nella linea difensiva. "Non condividono la mia linea, in questo momento io credo che non ci siano i presupposti per sostenere una caccia alle streghe", ha spiegato. Ai familiari non sono piaciute alcune dichiarazioni del difensore che ha sempre invitato alla prudenza rispetto all'ipotesi di un decesso per avvelenamento da metalli, "visto che Imane non mi ha mai detto che sospettava di qualcuno, lei mi diceva tutto", ha sottolineato.
L'avvocato, che rappresentava fino a stamani i fratelli, la madre e un amico di Fadil (quest'ultimo è la persona che ospitava la ragazza dallo scorso autunno) ha chiarito in Procura che la sua linea è sempre stata quella di seguire passo passo le indagini del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, che stanno cercando di fare luce sulle cause della morte della 34enne. Lo stesso difensore ha più volte manifestato la "speranza" che dagli accertamenti emerga che la modella non sia stata avvelenata. E ha raccontato che Imane già l'11 gennaio scorso, tre giorni prima dell'udienza sul caso Ruby ter in cui venne estromessa da parte civile nel processo a Berlusconi e altri, gli aveva inviato un messaggio dicendogli "oggi non mi sento bene". E poi anche il giorno dell'udienza si sentiva male. Fu ricoverata il 29 gennaio all'Humanitas. Dall'altro lato, invece, i familiari di Fadil hanno più volte ribadito la necessità di indagare per arrivare «alla verità» e trovare il presunto colpevole dell'avvelenamento.
Nel frattempo, gli inquirenti stanno aspettando gli esiti delle analisi del Centro ricerche Casaccia dell'Enea da cui dovrà arrivare la conferma sull'assenza di radioattività nei tessuti degli organi prelevati due giorni fa. L'assenza di evidenze di radioattività è stata già certificata dagli esperti dell'Arpa di Milano e dell'istituto di Fisica dell'Università Statale. Dopo la conferma dell'Enea, si potrà eseguire in condizioni di 'normalità' l'esame autoptico nel quale dovrebbero diventare essenziali per far luce sul caso gli esiti delle analisi tossicologiche. Si cercherà di accertare se i metalli, tra cui il cadmio e l'antimonio, rintracciati in percentuali di parecchio al di sopra della norma nelle urine e nel sangue di Imane Fadil, siano stati letali. I pm andranno avanti su questa strada senza escludere, però, anche quella della malattia rara, autoimmune.