
Raid in piazzale Baiamonti, lanci di bottiglie alla polizia: sette in Questura. In marcia attivisti, sindacati di base e associazioni: "Fermiamo il genocidio".
Il grido "Palestina libera", le bandiere giganti, i cartelli. Le voci e le scenografie sono le stesse che da un anno e mezzo, ogni sabato, animano i cortei ProPal a Milano. Ma ieri il fiume umano di 15mila persone – stando alle stime – per la seconda manifestazione nazionale organizzata a Milano ha lasciato molti danni: vetrine rotte, macchie di vernice su banche e attività commerciali deturpate da scritte tra cui quella contro la presidente del Consiglio "Spara a Giorgia" comparsa su un vetro della filiale Bpm di piazzale Lagosta. Non risparmiati muri e pensiline di bus lungo il tragitto, da piazza Duca d’Aosta all’Arco della Pace. L’apice si è avuto in piazzale Baiamonti con lo scontro tra alcuni manifestanti e forze dell’ordine: poco prima delle 18, degli attivisti vestiti di nero e incappucciati, sospettati di essere gli autori degli atti vandalici commessi in precedenza, si sarebbero opposti all’identificazione provando a sfondare il cordone degli agenti in tenuta antisommossa e a quel punto la polizia ha reagito. Alcuni sono poi risusciti a sfilarsi, per poi essere bloccati. Attorno, accendendo fumogeni, a decine gridavano "Tout le monde deteste la police". Sette persone sono state accompagnate in Questura per gli accertamenti e, da quel punto, il corteo è rimasto fermo ("Aspetteremo finché non libererete i compagni") mentre la prima metà proseguiva in viale Montello e da lì verso piazza Sempione. Lo “spezzone“ rimasto fermo è ripartito dopo due ore e, dopo un centinaio di metri, un gruppo ha urlato "fuori la Digos dal corteo" lanciando bottiglie di vetro contro le forze dell’ordine. Tutti sono arrivati a destinazione attorno alle 21.
In marcia l’Associazione dei Palestinesi d’Italia con tutta la galassia delle realtà ProPal e dei sindacati di base, oltre ad associazioni di cittadini, collettivi e organizzazioni politiche di sinistra. Tra i cartelli: "Stop killing children in Gaza", "Restiamo umani", "Israele pericolo per il mondo. Fermiamo genocidio e guerra". In bella vista anche fotografie di Elly Schlein e Carlo Calenda, con impronte di mani "rosse come il sangue", e la scritta "Complici del genocidio". Al corteo anche fagotti di tela, per ricordare tutti i bambini uccisi a Gaza. Ovunque, forze dell’ordine schierate, lungo le strade chiuse al traffico.
Tra le vetrine rotte e imbrattate, quelle di Banco Desio in via Traù e di Unicredit in via Pola; a poca distanza presi di mira Starbucks e Burger King. Colpiti dai raid anche i muri dell’Istituto Maria Consolatrice e della scuola primaria Galvani, così come la pensilina dei bus 60 e 81 tra le vie Galvani e Copernico.
Condanna dei raid e solidarietà alla premier dal mondo del centrodestra. "Azioni scellerate che non c’entrano proprio nulla con il diritto democratico di manifestare", commenta il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.