NICOLA PALMA
Cronaca

In fuga dal compagno violento. Le mani al collo dopo l’incidente il passaggio in auto e l’arresto

Alcuni testimoni hanno raccontato ai vigili di una donna con un bimbo che chiedeva aiuto. Da lì la frenetica ricerca della vittima, la denuncia dei maltrattamenti e le manette al bruto.

Due agenti della Polizia locale. I ghisa con l’aiuto di un’automobilista hanno salvato una donna dalle violenze del compagno

Due agenti della Polizia locale. I ghisa con l’aiuto di un’automobilista hanno salvato una donna dalle violenze del compagno

L’incidente in via Padova. Una donna che scende dalla macchina con un bambino in braccio. Il compagno che la insegue e le mette le mani al collo. L’intervento di un’altra automobilista, che fa salire la donna a bordo e la porta in salvo. L’intervento dei ghisa, la frenetica ricerca della presunta vittima e le manette al compagno. Sono le sequenze più significative della rocambolesca storia andata in scena nella tarda serata di domenica, conclusa con l’arresto per maltrattamenti in famiglia di un ventiseienne boliviano, portato a San Vittore in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.

La vicenda inizia attorno alle 22, quando alcune chiamate al 112 segnalano un’auto in fuga dopo essere andata a sbattere contro altri veicoli parcheggiati in una traversa di via Padova. I primi a intervenire sono due agenti del Comando decentrato 2 della polizia locale, che recuperano la targa della macchina sparita e avviano gli accertamenti per risalire all’intestatario. Alcune persone che hanno assistito alla scena segnalano qualcosa di molto più preoccupante: hanno visto una donna che chiedeva aiuto dall’interno dell’abitacolo e che poi è scesa, venendo inseguita e malmenata dal conducente. La caccia all’uomo accelera e coinvolge anche i vigili del Comando decentrato 8 e del Nucleo tutela trasporto pubblico. Il ventiseienne viene rintracciato a casa, in zona Precotto: ammette di essere il proprietario del veicolo, ma è da solo in un appartamento fatiscente e in condizioni igieniche estremamente precarie. "Dov’è la sua compagna?", gli chiedono gli agenti.

"Abbiamo litigato, se n’è andata con il bambino", risponde lui. In qualche modo, gli investigatori, per nulla convinti dalla versione dell’uomo, riescono a contattare il fratello della donna, pure lei boliviana di 28 anni, e a farsi dare il numero di telefono di lei. Il cellulare squilla a vuoto, i timori che le sia successo qualcosa aumentano. Nel frattempo, si presenta un suo cugino, che racconta dei maltrattamenti che la sudamericana è costretta a subìre da tempo dal convivente, sin dal periodo precedente alla nascita del figlio che oggi ha due anni. Passa qualche minuto, e finalmente la ventottenne si mette in contatto con i ghisa: è in macchina con una donna, che ha visto quello che le era successo e le ha aperto la portiera per farla salire.

Superata la paura per le possibili ritorsioni del compagno, la donna si sfoga con i ghisa e mette a verbale il calvario quotidiano: gli smartphone rotti per non farle chiamare i parenti, le minacce per non farla uscire di casa, le botte mai denunciate. Poi la boliviana viene portata in ospedale per essere medicata: uscirà dal pronto soccorso con una prognosi di sette giorni. Il compagno, invece, viene accompagnato negli uffici di via Custodi e lì, d’intesa col pm di turno, arrestato per maltrattamenti in famiglia. "I miei complimenti vanno ai colleghi per questa operazione a tutela dei più deboli – il commento del segretario del Sulpl Daniele Vincini –. Resto perplesso dal fatto che storie come queste non vengano rese note dal Comune per dare il giusto merito a chi opera sul territorio e per rendere più attrattiva una professione spesso denigrata e messa ai margini: poi non ci lamentiamo se ai concorsi si presentano in pochi...".