
Passeggiate con le cuffie in testa alla scoperta dei suoni del quartiere. Si analizza la biofonia e la percezione dei cittadini. Non c’è solo il chiasso.
Depavimentando e inserendo le prime piante si stima già una riduzione di rumore fino a due Decibel: succede in Piazza della Scienza, che non solo è al centro di un progetto di rigenerazione urbana nel quartiere di Bicocca, ma è un laboratorio a cielo aperto. Sensorizzato e ricco di sorgenti, tra impianti di ventilazione, tram, traffico veicolare, chiacchiericcio. E anche natura, adesso.
Non è soltanto il rumore il focus degli studi, dei progetti e delle tesi di laurea del Laboratorio di Acustica, che si affaccia proprio sulla piazza. Si analizza il “Soundscape“, il paesaggio sonoro, che nel quartiere è ricchissimo. Lo dimostrano le passeggiate sonore, con cuffie binaurali alle orecchie, fonometri e questionari alla mano. Ad accompagnarci in questo viaggio è la squadra del professore Giovanni Zambon, responsabile del gruppo di ricerca, con Roberto Benocci (ricercatore), Valentina Zaffaroni (assegnista di ricerca), Andrea Potenza e Giorgia Guagliumi (dottorandi), Fabio Angelini e Fausto Tassan (tecnici universitari) e Ilaria Grecchi, borsista neolaureata, che ha dedicato proprio a Piazza della Scienza la sua tesi. Partiamo da qui, dalla riqualificazione della piazza promossa dall’ecosistema della ricerca Musa, con il Pnrr. "Stiamo analizzando i benefici di giorno e di notte, con impianti accesi o spenti – spiega il team –: introdurre il verde, che deve ancora crescere, oltre ad abbattere i Decibel ha dato una percezione diversa".
"In gran parte della piazza sono stati già stimati due Decibel in meno, grazie a materiali fonoassorbenti e alla depavimentazione – sottolinea Zambon –: per chi non “mastica“ Decibel, basti pensare che con tre Decibel in meno è come se il rumore fosse dimezzato, è come annullare il rumore di quattro impianti di ventilazione su otto". Per citare proprio una delle sorgenti che può apparire fastidiosa per chi si trova lì. Sono arrivati gli studenti, seduti con i libri in mano; si può analizzare la “biofonia“, il suono della fauna attirata dalla vegetazione, tra uccellini e insetti impollinatori. E si studierà anche la “geofonia“, tra vento e agenti atmosferici. Anch’essi fanno parte del paesaggio sonoro. "Rispetto all’acustica classica, c’è tutta un’altra sfera che va oltre al rumore: c’è l’ecoacustica", ricordano, prima di aprire un altro capitolo: ad essere analizzata è anche la percezione soggettiva. Le passeggiate sonore - all’interno del progetto LiveSound - sono un ottimo strumento, oltre a rappresentare un’iniziativa interessante per la città e le scuole. Insieme ai ricercatori del Dipartimento di Scienze ambientali, sono coinvolti anche i sociologi, che lavorano gomito a gomito per stendere i questionari e interpretare le risposte. Sono già state realizzate 450 interviste agli studenti più quelle dei cittadini che hanno partecipato alle “Sound Walk“, entrate nel calendario dell’Università di Milano-Bicocca. "A incidere, oltre alla percezione dei rumori, è anche il vissuto – spiegano i ricercatori –: lo si vede per esempio nella piazza con la fontana. Se ci fermiamo ai Decibel, i livelli di rumore sono più alti rispetto ad altre piazze, ma per molti è percepito come sorgente piacevole, che annulla altri rumori della città, come il traffico e gli schiamazzi". Si passeggia con la colonna sonora di Bicocca, dalla Corte dell’U6 a quella dell’U7, da piazza della Trivulziana al Parco Sarca, si affronta l’incrocio di via Emanueli, si arriva sulla Collina dei Ciliegi, da dove si ascolta pure la città in cantiere.
"Delle strade di Milano conosciamo i “picchi“, gli andamenti dell’inquinamento acustico sono definiti, ma Milano ha tantissimi paesaggi sonori al suo interno che sfuggono alle classificazioni e che sono anche in contrasto tra loro", sottolineano i ricercatori. Ed è proprio qui che si giocano le ultime sfide, tra San Siro e il Parco Nord, tra fonti antropiche e natura. "Con gli spettrogrammi vediamo cosa succede, ma raccogliere le risposte soggettive ci aiuta anche a capire il dato oggettivo".