NICOLA PALMA
Cronaca

In piazza ultras, anarchici e centri sociali

In corteo un manipolo di tifosi della Nord e antagonisti di via Gola e via Padova. Tra i manifestanti anche alcuni casseur stranieri

Milano, 27 ottobre 2020 - Una piazza eterogenea, forse mai così eterogenea. Segno che probabilmente in tanti hanno cercato di approfittare della rabbia generata dalle misure restrittive anti-Covid per soffiare sul fuoco. In piazzale Loreto, lì dove il corteo non autorizzato ha avuto origine, c’era un manipolo di ultrà della Curva Nord, notoriamente vicini all’estrema destra (anche se sembra che quel mondo abbia preferito non aderire in massa alla manifestazione). Sull’altro marciapiedi, quasi a segnare una distanza che poi si è fatta via via meno visibile col trascorrere dei minuti, c’erano anarchici provenienti da vari quartieri della città: facce note di via Gola, molte delle quali si erano già viste fuori dal carcere di San Vittore per appoggiare la rivolta di marzo.

E poi personaggi noti dalle parti di via Padova e via Esterle, anche delinquenti comuni che si sono uniti alla marcia contro il coprifuoco e la serrata anticipata di bar e ristoranti. Vista la devastazione che i violenti si sono lasciati alle spalle, è venuto facile il parallelo con il pomeriggio del primo maggio 2015, quando alcune centinaia di black bloc arrivati anche dall’estero (ieri qualcuno parlava spagnolo tra i violenti) misero a ferro e fuoco la zona di Cadorna. In realtà, chi era in piazza ieri ha notato alcune differenze: i gruppi che sono entrati in azione erano meno organizzati di quelli che con metodo militare spaccarono le vetrine in via De Amicis e diedero fuoco alle auto in via Monti. Raid molto più estemporanei e disordinati, ma altrettanto distruttivi: molotov scagliate contro la polizia, motorini buttati a terra e sassi raccolti per strada per il vero obiettivo di serata, Palazzo Lombardia. Altro parallelismo con quanto successo nella primavera di cinque anni fa: le forze dell’ordine hanno identificato il bersaglio finale dei casseur e si sono schierati a difesa.

La sede della Regione come il Palazzo delle Stelline del 2015. Un castello di blindati e uomini in tenuta antisommossa contro la prima linea dei violenti, che in via Gioia si sono accaniti sui cantieri stradali e sugli spartitraffico mobili in plastica, scagliati in mezzo alla strada per bloccare le auto di passaggio e generare paura e caos. In realtà, il magma impermeabile che ieri è dilagato da corso Buenos Aires a viale della Liberazione non aveva fornito alcuna indicazione preliminare sulla destinazione finale della protesta non autorizzata. Quando, però, i funzionari di polizia hanno visto la svolta a destra del serpentone in direzione Repubblica, il collegamento è stato immediato: stanno puntando alla Regione. E il rapido movimento dei blindati lungo viale Città di Fiume ha consentito di preparare la trincea in anticipo. I manifestanti sono andati avanti comunque, cercando lo scontro con sassi, bottiglie incendiarie e bombe carta. Il primo lancio di lacrimogeni li ha respinti, consentendo al Reparto mobile di avanzare. Il secondo, più consistente, ha fatto ulteriormente rinculare i black bloc, che pensavano di tornare alla carica attaccando da due lati per accerchiare gli avversari. Non è successo.