Quasi due anni in carcere, ma era innocente: risarcito con 157mila euro

Milano, un 24enne di origini egiziane era stato arrestato, e in primo grado condannato, per il sequestro e le lesioni ai danni di un connazionale

FASANIAE91F75773F2D4A94B0FC7A675EE6C5B935EVASIONEERIVOLTAALINTER

Un detenuto (foto di archivio)

Milano, 8 novembre 2024 – Ha passato 669 giorni in carcere, un anno e dieci mesi. Ma era innocente. E così un egiziano di 24 anni riceverà un risarcimento per "ingiusta detenzione" da oltre 157mila euro. Il ragazzo, assieme ad alcuni connazionali, aveva passato quasi due anni in carcere con l'accusa di sequestro di persona e altri reati, dopo essere stato arrestato nel maggio del 2021, e che poi era stato assolto con formula piena nel marzo dello scorso anno. Lo ha deciso la quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano (giudici Tallarida-Criscione-Ravera), accogliendo l'istanza dei suoi legali, gli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza. Sentenza passata in giudicato. Mentre sono pendenti, intanto, anche le richieste di risarcimenti, sempre per ingiusta detenzione per circa due anni, di altri quattro egiziani assolti.

Nel marzo del 2023 erano stati assolti in sette, con varie formule come il "fatto non sussiste" e per "non aver commesso il fatto", ed era arrivata, dopo la sentenza, anche l'immediata scarcerazione per tutti, mentre in primo grado c'erano state condanne fino a 7 anni.

I giovani erano accusati di sequestro di persona e lesioni a colpi di bastoni e catene ai danni di un loro connazionale. L'egiziano, per il quale al momento è stata riconosciuta definitivamente l'ingiusta detenzione, era stato arrestato per rapina, sequestro di persona, lesioni, tentata estorsione e porto di una mazza di ferro. E condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi.

I giudici della quinta penale d'appello spiegano nella loro sentenza che "neppure l'essersi avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio" dopo l'arresto "può essere elevato a pregiudizio per il riconoscimento di quanto" richiesto dal giovane, ossia la "riparazione" dei danni per quei 669 giorni in carcere