ANDREA GIANNI NICOLA PALMA
Cronaca

Il designer brillante e i due cugini dei titolari arrivati dalla Cina per le vacanze. Chi sono le vittime dell’incendio di Milano

Pan An aveva 24 anni, i fratelli Dong Yindan e Liu Yindjie, 18 e 17. Sgomento tra la comunità cinese milanese. Intanto le indagini battono la pista dell’agguato doloso

I corpi senza vita delle tre vittime dell'incendio in via Ermenegildo Cantoni, a Milano

Sull’asfalto i corpi senza vita delle tre vittime dell’incendio di via Cantoni, a Milano

Milano, 13 settembre 2024 – Pan An, originario della metropoli cinese di Suzhou, aveva alle spalle esperienze di studio internazionali, stava gettando le basi per costruirsi un futuro nel campo del design. I fratelli Liu Yindjie e Dong Yindan facevano parte della famiglia che gestisce lo showroom di mobili dove è divampato l’incendio in via Ermenegildo Cantoni 3, periferia Nord di Milano.

Una famiglia conosciuta nella comunità cinese, ora sotto choc per la tragedia: in passato avevano gestito nella Chinatown milanese, zona Paolo Sarpi, un negozio, che poi è passato di mano. E loro si erano lanciati nel settore degli arredi per interni, diventando fornitori anche di bar e locali. Una famiglia di piccoli imprenditori, residenti a Milano da vent’anni e con interessi anche nella ristorazione, che avrebbe subito minacce e pretese di una somma di denaro, forse all’origine del rogo. Due delle tre vittime – Liu Yindjie, che avrebbe compiuto 18 anni il 25 ottobre, e la sorella diciottenne Dong Yindan, – sono cugini dei titolari.

La terza vittima, il 24enne Pan An, era invece un designer che collaborava con l’azienda. Fratelli nati ad Arzignano, in provincia di Vicenza, che vivono tra l’Italia e la Cina, nella zona di Wencheng. Secondo alcune testimonianze, Dong era arrivata appena tre giorni fa dalla Cina, per trascorrere le vacanze estive in Italia e per fare visita ai parenti. I tre ragazzi, forse, si servivano del locale come alloggio temporaneo, dove trascorrere la notte durante la loro permanenza a Milano.

La comunità cinese

“Cosa ci facevano i tre ragazzi, di notte, nello showroom? Si è trattato di un incidente oppure c’è del dolo?”. Sono domande che si sta ponendo Francesco Wu, volto della comunità cinese milanese, imprenditore e protagonista del rilancio di Chinatown con l’Unione Imprenditori Italia-Cina. Domande che sono ancora senza risposta. Il titolare dell’impresa ha confermato alle autorità consolari che gli hanno fatto visita, secondo quanto riportato da media cinesi, di essere stato “ricattato più volte prima dell’incendio” e di aver “fornito alla polizia le caratteristiche dei sospettati”.

Minacce, dai contorni ancora da chiarire, che sarebbero arrivate da persone che non farebbero parte della comunità cinese. “In tanti anni a Milano non ho mai assistito a un episodio del genere – aggiunge Francesco Wu – dalle prime impressioni a caldo sembra improbabile che qualcuno possa aver appiccato il fuoco con la volontà di uccidere chi si trovava all’interno, non è una dinamica riconducibile alla criminalità cinese. Ma sono solo supposizioni, non abbiamo certezze. Qualunque sia la verità, rimane una tragedia”.

La comunità cinese

Dalla comunità cinese arrivano espressioni di “sgomento e incredulità”, tra le code fuori dai locali di Chinatown. Ristoranti di dim sum gourmet, pasticcerie e negozi di moda testimoniano il grande rilancio di via Paolo Sarpi, diventata una delle zone cool della città, meta per i turisti. “Quello che è successo è preoccupante – spiega un negoziante – non conoscevo personalmente i ragazzi coinvolti, bisogna fare luce e trovare i responsabili”.

Poi torna a servire i clienti. All’angolo fra via Sarpi e via Bramante, uno storico negozio di mobili e arredi importati dalla Cina ha utilizzato come magazzino uno spazio allo stesso numero civico in via Cantoni, dove all’esterno è rimasto il logo dell’azienda. “Siamo stati in affitto per 12 anni – spiega la titolare – ma due anni fa ci siamo trasferiti altrove. Non conosciamo chi è venuto dopo di noi, come tutti siamo rimasti colpiti per questa tragedia e vogliamo che sia fatta chiarezza”.