CARLA MARIA CASANOVA
Cronaca

Milano, cent’anni fa l'incendio a La Rinascente

Il patron Borletti: "Domani ricominciamo". E rinacque in 27 mesi

Il «cupolone» della Rinascente divorato dalle fiamme

Milano, 19 dicembre 2018 - Andò in fumo la notte di Natale di cent’anni fa. Era il 25 dicembre 1918. Un incendio forse causato da corto circuito distrusse “La Rinascente” di piazza Duomo, inaugurata in pompa magna appena due settimane prima, il 7 dicembre, giorno di sant’Ambrogio patrono di Milano, dal re Vittorio Emanuele III in persona. Lo scrive senza enfasi, nella sua avvincente autobiografia “Cammino controcorrente” (Mondadori Editore), la nipote Ilaria Borletti Buitoni, con lo stesso asciutto stile con cui il nonno Senatore Borletti (senatore prima di nome, e poi di fatto) annunciò la catastrofe ai familiari riuniti a tavola per il pranzo natalizio. «La Rinascente è bruciata, domani ricominciamo», scandì, sotto gli sguardi attoniti dei parenti.

Con un aneddoto brillante che illustra l’intuito formidabile di Borletti e la forza di tanti in quel Primo Dopoguerra, determinati a rimettere in piedi l’Italia socialmente ed economicamente. Per ricostruire “La Rinascente” occorrevano ingenti capitali: prestiti dalle banche, e per averli bisognava - ieri come oggi - garantire una reale solidità patrimoniale. A quei tempi (come e forse più di oggi), le apparenze significavano sostanza. E allora, per un milanese quale migliore occasione della Prima della Scala per esibire tali ricchezze, concrete o favoleggiate. Così Borletti disse alla moglie Anna una frase diventata poi famosa: «Nanà, met su i giuiei»(mettiti addosso tutti i gioielli).

Ottenne l'effetto desiderato. I prestiti dalle banche arrivarono. La nuova Rinascente fu inaugurata dopo appena due anni e tre mesi: il 23 marzo 1921. Ricostruita identica alla prima, questa volta però fornita di grandi serbatoi di acqua antincendio. Il nome “La Rinascente”, bene augurante, fu anche nel bene e nel male profetico (la struttura venne distrutta una seconda volta dal bombardamento del 16 agosto 1943, ricostruita e riaperta il 4 dicembre 1950). A inventare il nome fu Gabriele d’Annunzio, su richiesta dell’amico Borletti (che pagò il Vate lautamente: 30 lire in monete d’oro). Imponente edificio di sei piani, era il primo e unico grande magazzino che sorgeva in Italia, su modello di quelli già diffusi in Francia, tutti nati nel 1800. Il sogno italiano dell’allora trentasettenne Borletti di ampliare la fascia dei consumatori, rendendo accessibili più prodotti nello stesso punto di vendita, si era realizzato.

La Rinacsente era un unicum di grande richiamo: nei suoi servizi c’erano anche una banca, un parrucchiere, una sala da tè con orchestra e perfino un ufficio postale! Significativo il sodalizio di Borletti con gli artisti dell’epoca (l’architetto Gio Ponti il più illustre). I manifesti pubblicitari erano firmati da artisti del calibro di Dudovich. Divenuta società per azioni, nel 2011 la proprietà è stata rilevata dalla società thailandese Central Group. In Italia, attualmente, il gruppo conta dieci store (due in Lombardia: Milano e Monza), un fatturato di 666 milioni di euro e 1.700 dipendenti. Rinascente (il logo oggi ha perso l’articolo) resta un simbolo, ma non più soltanto milanese. Soprattutto grazie ai suoi drammatici, coraggiosi, vittoriosi esordi.