
Due parenti degli ospiti della Rsa Casa per Coniugi dopo l'incendio
Milano – “Non doveva succedere, si sarebbe potuto evitare. Da più di due anni segnalavamo problemi agli impianti antincendio e c’era già stato un intervento dei vigili del fuoco ad aprile per la presenza di fumo”. Lo rivela un’operatrice della Rsa Casa per Coniugi di via dei Cinquecento al Corvetto, a Milano, dove venerdì notte è divampato un incendio che ha ucciso sei anziani e ne ha feriti 81. L’episodio a cui si riferisce risale al 5 aprile, quando “un addetto alle pulizie ha notato una nuvola di fumo che usciva da un cestino dei rifiuti nei sotterranei e ha lanciato l’allarme. Colpa di un mozzicone di sigaretta gettato dentro. Ma il fumo non era stato intercettato da alcun rilevatore”.
Dopo l’intervento dei pompieri sono arrivate nuove disposizioni della direzione, comunicate nero su bianco in bacheca: “Fino a nuova indicazione le porte Rei (quelle certificate e omologate per la resistenza al fuoco, ndr) dovranno rimanere chiuse. Comprendo la difficoltà della gestione per lavoro e degli ospiti, ma al momento è necessario”. Una decisione, intuiamo, per aumentare la sicurezza in caso di incendio arginando le fiamme.
La comunicazione successiva in bacheca ha riguardato un annuncio. “Proprio perché non funzionavano gli impianti di rilevazione fumi – continua l’operatrice – ci è stato comunicato che nel turno notturno sarebbe stato presente un addetto di una ditta specializzata nella lotta antincendio”. L’addetto, spiega il gestore in una nota, è parte delle “misure straordinariamente adottate da Proges nel tempo necessario al ripristino dell’impianto antifumo da parte della proprietà della struttura (il Comune di Milano, ndr)”. Tra le misure, poi, aver formato gli operatori socio sanitari con “corsi antincendio straordinari”. In più, Proges “conferma la presenza di dotazioni antincendio a norma”.
Ma a quanto pare i problemi riguardavano anche i pulsanti per chiedere aiuto: “I campanelli facevano le bizze da almeno tre anni – sottolinea la lavoratrice – e nell’ultimo periodo erano ’muti’: quando un anziano ci chiamava, si accendeva una luce rossa in corridoio, ma non suonava nulla. Ed era così a causa dell’impianto vecchio”.
Capitolo a parte, i numeri del personale. "Quella notte, considerando anche l’infermiere e il custode, c’erano sette persone al lavoro. Più l’addetto antincendio. A mio avviso ci vorrebbe più personale soprattutto di notte”. A tal proposito, il gestore Proges specifica che “le presenze nelle strutture di Proges rispettano le soglie di minutaggio previste dalla Regione e dai contratti che regolano la gestione delle strutture”.
Ieri i dipendenti sono tornati al lavoro, seppure nella struttura non ci siano ospiti, per aiutare i parenti a ritirare vestiti e altri oggetti degli anziani da portare nelle Rsa che li stanno accogliendo temporaneamente. “Pensare che sei di loro sono morti mi fa star male. Mi sento come se avessi perso un genitore”, aggiunge l’operatrice. E anche se era affezionata a tutti, “consideravo Nadia (Nadia Rossi, morta a 69 anni, la prima a chiedere aiuto, ndr) una persona speciale: il suo sorriso era contagioso e aveva la battuta sempre pronta. Le piaceva andare dalla parrucchiera per essere sempre in ordine. Soffriva di diabete e non poteva mangiare dolci. Ma ogni tanto le allungavo una caramellina e le brillavano gli occhi per il pensiero avuto. Bastava poco a renderla felice”.