Milano, 8 luglio 2024 – Sarà effettuato un ulteriore “esperimento giudiziale” nell'inchiesta della Procura di Milano sulle cause del rogo nella Rsa 'Casa dei coniugi’ dove, nella notte tra il 6 e il 7 luglio dello scorso anno, morirono sei anziani, e sulla mancanza di sistemi antincendio e, in particolare, sull'assenza di un impianto funzionante di rilevazione dei fumi.

Già nei mesi scorsi, infatti, nell'ambito della maxi consulenza, affidata dai pm del pool guidato dall'aggiunta Tiziana Siciliano all'ingegnere Davide Luraschi, docente del Politecnico ed esperto nella sicurezza antincendi, era stato eseguito un primo esperimento giudiziale.

L'incendio si era innescato perché una delle anziane stava fumando una sigaretta a letto. Usando un manichino e replicando quella situazione gli esperti hanno stabilito che fu la cenere della sigaretta a scatenare il rogo a contatto con l'ossigeno della mascherina usata dalla donna e tenuta abbassata.
Il nuovo accertamento servirà, invece, a calcolare in quanto tempo il fumo invase le altre stanze. L'altra ospite della stanza, dove partì l'incendio, aveva tentato di dare l'allarme e di chiedere aiuto. Entrambe morirono come altri quattro anziani.
Nel frattempo, in questi giorni gli inquirenti sono riusciti a restituire a coloro che si erano salvati gli effetti personali che erano rimasti nella struttura andata a fuoco.
Nell'inchiesta figurano sei indagati, tra cui i vertici della cooperativa Proges, che gestiva la struttura di proprietà del Comune, e poi Claudia Zerletti, direttrice della struttura di via dei Cinquecento, Michele Petrelli, direttore del Welfare di Palazzo Marino e Guido Gandino, responsabile dell'area residenzialità, anziani e persone con disabilità del Comune.