Marianna Vazzana
Cronaca

Nadia e Paola amiche inseparabili, Loredana amante delle feste, Mikhail innamorato di Milano: le vite spezzate nel rogo della Rsa

Le storie delle vittime dell’incendio nella Casa per Coniugi: avevano sconfitto il Covid nel periodo più duro, uccise in una trappola di fuoco e fumo

Le vittime del rogo nella casa di riposo a Milano

Le vittime del rogo nella casa di riposo a Milano

Milano – Le braccia unite, le dita intrecciate nell’ultima foto che le ritrae insieme. Erano inseparabili Nadia Rossi e Paola Castoldi: amiche, condividevano le giornate nella Rsa Casa per Coniugi del quartiere Corvetto a Milano in cui erano entrambe ospiti da qualche anno. L’appuntamento quotidiano era nel salone, per chiacchierare o ascoltare musica tenendosi compagnia a vicenda. Forse non immaginavano che un giorno avrebbero condiviso anche la morte.

Nadia Rossi (69 anni) e Paola Castoldi (85 anni)
Nadia Rossi (69 anni) e Paola Castoldi (85 anni)

Nadia Rossi e Paola Castoldi

È stato così: il destino le ha unite pure nella tragedia perché l’incendio divampato ieri notte nella struttura che le accoglieva ha portato via entrambe, insieme ad altri quattro anziani. Stando ai racconti sarebbe stata proprio Nadia, milanese, che aveva compiuto 69 anni pochi giorni fa, il 24 giugno, la prima a chiedere aiuto dal suo letto, stando a quanto risulta al Giorno contattando il custode dal suo cellulare personale quando ha visto divampare le fiamme nel letto di fianco, quello della compagna di stanza Laura Blasek, originaria della capitale, che il prossimo 27 ottobre avrebbe compiuto 87 anni.

In un attimo è stato l’inferno. Le due non hanno avuto scampo: sono morte carbonizzate. E pensare che Nadia si era lasciata alle spalle diversi acciacchi, «aveva solo un problema a una gamba che la costringeva a camminare con il deambulatore. Ma questo non la frenava minimamente», racconta chi la conosceva, e aveva sconfitto pure il Covid «nel periodo peggiore, quando ancora non esistevano i vaccini». «Una persona allegra, cercava sempre di sorridere e tirava su il morale agli altri». Le altre quattro vittime sono morte intossicate. Milanese era anche Paola, che lo scorso 22 febbraio aveva compiuto 75 anni.

Loredana Labate

Così come Loredana Labate, sua compagna di stanza, nata il 29 maggio del 1948, ottantaquattrenne. «Una donna molto attiva, pure lei stava spesso nel salone e partecipava alle attività collettive pur essendo silenziosa e di indole tranquilla. Le piacevano molto le feste di compleanno», così viene descritta da un’amica. E pure lei aveva superato il Covid dopo un periodo d’isolamento. Riusciva a camminare autonomamente, aiutandosi sempre con un bastone.

Anna Garzia

Di un anno più grande Anna Garzia, milanese, che aveva soffiato su 85 candeline lo scorso 6 maggio. Un’altra vittima del rogo. Tutte le signore risiedevano nel Nucleo numero 6, quello che si è trasformato in una trappola rovente e mortale.

Il giorno dopo, della notte d’inferno resta il pavimento completamente annerito così come il soffitto. E non si fermano le lacrime per i «nonnini», come affettuosamente vengono chiamati gli ospiti da chi li accudiva e anche dagli abitanti della zona, che a decine li ricordano sia per strada, all’ingresso della Rsa, e sia sulle pagine social del quartiere. «Bastava poco a farli contenti. Anche solo un dolcetto. E tornavano come bambini».

Mikhail Duci

Eloquente l’immagine di Mikhail Duci, di 73 anni, al quale brillano gli occhi davanti alla sua torta di compleanno del 17 febbraio di due anni fa. «Vederlo oggi fa nascere in me un’emozione strana, un misto di dolore e tenerezza», dice un conoscente.

Nato in Egitto, «raccontava spesso la sua storia e di come si sentisse legato a Milano. Anche se di origine egiziana, si sentiva milanese, al punto da non aver mai voluto lasciare la città». Da un po’ di tempo aveva problemi a un braccio, che si erano aggiunti alle sue ridotte capacità motorie, tanto che per muoversi doveva usare la carrozzina. E pure Duci, apprendiamo, non era stato risparmiato dal Covid. «Ma si era ripreso, anche se le sue condizioni di salute dopo la malattia erano peggiorate». E il fumo del rogo l’ha inghiottito.