ANDREA GIANNI
Cronaca

L’incendio alla Rsa Casa per coniugi. I sei ospiti morirono “per l’incuria”. Cosa dice la consulenza

La consulenza dei pm: la sigaretta fece da innesco, mancava sia il rilevatore di fumo, guasto da 3 anni, sia un impianto di spegnimento automatico “che avrebbe potuto salvare tutti”

L’intervento dei vigili del fuoco nella Casa per Coniugi il 7 luglio 2023

L’intervento dei vigili del fuoco nella Casa per Coniugi il 7 luglio 2023

Milano – La tragedia, la morte di sei anziani ospiti della Rsa, si sarebbe potuta evitare, con una corretta manutenzione degli impianti e con adeguate misure di sicurezza. L’impianto di rilevazione dei fumi era guasto da tre anni e non era mai stato sostituito, mancava inoltre un sistema di spegnimento automatico delle fiamme, divampate quella notte a causa di una sigaretta fumata a letto da una donna, nella stanza trasformata in pochi istanti in una trappola. Sono queste, in sintesi, le conclusioni della consulenza dell’ingegnere Davide Luraschi, docente del Politecnico ed esperto nella sicurezza antincendi, depositata nell’inchiesta della Procura di Milano sul rogo nella Rsa Casa per coniugi al Corvetto dove, nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2023, morirono sei anziani.

La presenza necessaria di un impianto di rilevazione dei fumi, in sostanza, stando alla ricostruzione dell’esperto, avrebbe evitato la morte di almeno cinque di loro, tranne della donna che, fumando mentre era in ossigenoterapia, fece partire l’incendio. Fu la cenere della sigaretta, infatti, stando ad un esperimento giudiziale, a scatenare il rogo a contatto con l’ossigeno della mascherina usata dalla donna.

Se ci fosse stato, però, anche un impianto di spegnimento automatico, cosiddetto “water mist" a doccia, avrebbe potuto salvarsi anche quell’anziana. L’altra ospite della stanza, dove partì l’incendio, aveva tentato di dare l’allarme e di chiedere aiuto. Nell’inchiesta, affidata ai pm del pool guidato dall’aggiunta Tiziana Siciliano, figurano sei indagati, tra cui i vertici della cooperativa Proges, che gestiva la struttura di proprietà del Comune di Milano, e poi Claudia Zerletti, direttrice della struttura di via dei Cinquecento, Michele Petrelli, in qualità di direttore del Welfare di Palazzo Marino e Guido Gandino, in qualità di responsabile dell’area residenzialità, anziani e persone con disabilità del Comune. Gli accertamenti dell’inchiesta per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose plurime per violazione delle norme antinfortunistiche e incendio colposo, che dopo i depositi delle consulenze di parte verrà chiusa, dovranno fare chiarezza anche su chi doveva gestire il sistema antincendio. A vigilare su tutta la struttura, di fatto priva di dispositivi antincendio, e su quella accanto, la Virgilio Ferrari, c’era un solo guardiano.