ANDREA GIANNI
Cronaca

Rogo mortale nello showroom, l’urlo delle madri: “Giustizia per i nostri figli, trovate chi li ha ammazzati”

Milano, la comunità cinese riunita in piazza Gramsci, fiori e lumini davanti alle foto delle vittime. La Russa incontra i parenti: “Con voi nel dolore, i responsabili vanno individuati e puniti”

La madre dei due fratelli e la madre di Pan An appena arrivata dalla Cina durante la cerimonia organizzata dalla comunità

La madre dei due fratelli e la madre di Pan An appena arrivata dalla Cina durante la cerimonia organizzata dalla comunità

Milano – La mamma di Pan An è arrivata a Milano dalla Cina, dalla città di Suzhou, per abbracciare la salma del suo unico figlio, morto all’età di 24 anni. Aveva dedicato a lui la vita, investendo i risparmi e vendendo anche una casa per farlo studiare in Italia e per aiutarlo a costruirsi un futuro come designer. La mamma della 18enne Dong Yindan e del fratello Liu Yindjie, che sarebbe diventato maggiorenne il 25 ottobre, vive invece da tempo in Italia, nella Chinatown milanese. Due anni fa era morto suo marito, annegato nell’Adriatico a Rimini, e ora ha perso anche i due figli. Lo strazio di due donne che ieri, vestite di nero, hanno pianto tutto il loro dolore in piazza Gramsci, davanti alle foto in bianco e nero delle tre vittime del rogo doloso divampato nello showroom in via Cantoni 3, trappola mortale per i ragazzi rimasti all’interno. “Abbiamo perso i nostri figli e ora possiamo solo chiedere giustizia. Chi ha provocato la loro morte appiccando l’incendio deve essere individuato e punito”, è il messaggio delle due madri, trasmesso da un’amica che in questi giorni sta sostenendo le famiglie.

Un messaggio che traspare anche dallo striscione appeso nella piazza alle porte di Chinatown, dove la comunità cinese si è raccolta per deporre margherite bianche e gialle davanti alle tre foto e ai lumini accesi: “Profondo cordoglio per i connazionali deceduti. Ferma condanna dell’atto criminale di incendio doloso”. Erano presenti al presidio e alla commemorazione anche i fondatori, parenti dei due fratelli, della piccola impresa che commercia mobili e arredi da bar, con spazio espositivo all’ingrosso in via Cantoni. Un’impresa che chi ha appiccato l’incendio voleva prendere di mira, probabilmente ignaro della presenza dei tre ragazzi rimasti intrappolati: nella denuncia presentata poche ore prima del rogo, il padre del titolare ha descritto come nordafricano colui che la notte precedente lo aveva bloccato sotto casa, in zona Chinatown, per intimargli di consegnare 20mila euro e che la mattina seguente aveva fatto lo stesso con la moglie vicino allo showroom.

Resta da capire se quell’uomo abbia agito da solo o su commissione di qualcuno e se la richiesta di denaro fosse legata a un’estorsione o a un recupero crediti per conto terzi. Aspetti al centro dell’inchiesta per strage, condotta dai carabinieri e coordinata dal pm Luigi Luzi, che si concentra anche sui filmati delle telecamere e sulle testimonianze raccolte per ricostruire contatti e relazioni, stringere il cerchio su persone che potrebbero avere un movente. Ieri, intanto, è stato il giorno del lutto e della richiesta di giustizia.

“Sono con voi nel dolore”, ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha incontrato i familiari delle vittime in piazza Gramsci e ha portato alla comunità cinese le condoglianze dello Stato. “La comunità cinese fa parte del tessuto di Milano – ha proseguito – questo lutto appartiene a tutta Milano e avrei voluto una maggiore capacità di coinvolgimento della città. Di fronte a questa tragedia bisogna reagire pesantemente”. Un appello a “fare chiarezza” veicolato anche dal Huang Yiran, presidente dell’Associazione cinese a Milano e da Liu Kan, console generale cinese a Milano. “Dobbiamo fare piena luce – ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli – e auspichiamo che le forze dell’ordine individuino al più presto i responsabili”.

Francesco Wu, fondatore dell’Unione Imprenditori Italia Cina e anima di Chinatown, ricorda che “la comunità cinese è presente a Milano da un secolo ed è la prima volta che succede un episodio del genere. Sono morti tre ragazzi innocenti, che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. I responsabili vanno assicurati alla giustizia”. Ragazzi che si trovavano a Milano da pochi giorni. Pan An si stava affacciando sul mondo del lavoro, stava iniziando a costruirsi una professionalità nel campo del design. Dong Yindan e Liu Yindjie erano in vacanza, in attesa di proseguire gli studi. Tre giovani vite spezzate la sera del 12 settembre. I loro resti probabilmente verranno cremati in Italia, poi verranno trasportati in Cina per l’inumazione.