ANDREA GIANNI
Cronaca

Amazon sotto inchiesta, i racconti dei driver: “Consegne in tre minuti, il software detta i ritmi”

Pausa pranzo di mezz’ora e schede valutative: guadagna chi corre. Anni di vertenze e battaglie, l’indagine dei pm e il sequestro di 121 milioni. “Sistema illecito per massimizzare la produttività e tagliare i costi”

Addetti Amazon all'interno di uno stabilimento

Addetti Amazon all'interno di uno stabilimento

Milano – I tempi sono dettati dall’applicativo Amazon Flex, con una "pausa di mezz’ora per il pranzo" che interrompe il ritmo di lavoro frenetico. Il "tempo di materiale esecuzione" della consegna del pacco dal corriere al cliente "è uniformemente quantificato dal software in tre minuti". E il ciclo di consegna "viene elaborato dal software considerando un tempo complessivo pari a 400/500 minuti" dalla prima consegna. In media, quindi, "ogni autista effettua circa 150 soste giornaliere presso luoghi di consegna", con la paura di rallentare il ritmo anche perché l’algoritmo "gestionale" elabora le "schede" che "periodicamente vengono consegnate ai singoli corrieri in cui vengono annotati i tempi medi di esecuzione".

Le testimonianze raccolte dalla Procura di Milano, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato al sequestro preventivo d’urgenza di circa 121 milioni di euro per frode fiscale a carico di Amazon Italia Transport (sono indagati tre manager e la società), confermano condizioni di lavoro già al centro da anni di battaglie sindacali e vertenze: a Milano sono state impugnate anche contestazioni disciplinari emesse da società di trasporti della filiera Amazon nei confronti di corrieri che si sono macchiati di "scarsa produttività", rallentando una corsa che comporta anche il rischio di incidenti stradali. Uno scenario che, osserva uno degli inquirenti, ricorda "il film di Ken Loach", regista della working class che ha raccontato la vita dei driver in “Sorry we missed you”. L’indagine della Gdf, coordinata dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, vede al centro i "serbatoi di manodopera", presunto sistema attraverso il quale aziende si garantiscono "tariffe altamente competitive" sul mercato appaltando per i loro servizi la manodopera a cooperative, consorzi e società "filtro".

La condotta illecita di Amazon Italia Transport Srl, secondo le accuse, "dura da numerosi anni e ha comportato non solo il sistematico sfruttamento dei lavoratori ma anche ingentissimi danni all’erario". Un "sistema piramidale" con all’apice Amazon Italia Transport, gestore del sistema di trasporto e consegna della merce solo "in apparenza affidato a fornitori" di manodopera che in realtà sarebbe controllata dall’algoritmo della committente studiato per "massimizzare la produttività".

Un sistema che si sarebbe tradotto in "vantaggi fiscali" per Amazon, mentre a lavoratori delle "società serbatoio" non venivano versati "oneri di natura previdenziale e assistenziale". Durante la pandemia, emerge dalle testimonianze di lavoratori e sindacalisti raccolte dai pm, "il software è stato impostato inserendo tempi di consegna più brevi".

Attraverso il dispositivo, inoltre, "l’addetto può essere contattato da referenti Amazon per ottenere informazioni in tempo reale qualora emerga un ritardo rispetto ai tempi di consegna programmati dal software" oppure "una modifica della rotta". E i dati raccolti vengono utilizzati anche "ai fini dell’eventuale erogazione annuale del premio di risultato": chi corre, in sostanza, guadagna.

I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti chiedono ora un incontro con Amazon e Assoespressi. Le condizioni di lavoro nella filiera, tra l’altro, nei giorni scorsi sono finite al centro di una mobilitazione organizzata dalla Filt Cgil Lombardia. La Uil Lombardia, inoltre, attraverso il segretario Salvatore Monteduro esprime preoccupazione sulla "disumanizzazione del lavoro attraverso l’uso di algoritmi". Sul tema interviene anche Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia: "Oggi la logistica è il caos del cottimo tecnologico, il protocollo firmato in Prefettura a Milano è un vero spartiacque". Amazon, intanto, si difende: "Rispettiamo tutte le leggi e le normative vigenti in ogni paese in cui operiamo".