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Inchiesta cyber-spie, i Pm: domiciliari per Enrico Pazzali, è in grado di avere informazioni sull’indagine

Il presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, è indagato a piede libero. I magistrati inquirenti insistono al Riesame per i domiciliari, dopo il no del gip alla misura

Da sinistra, Enrico Pazzali e Carmine Gallo, il superpoliziotto morto lo scorso 9 marzo

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Milano, 16 marzo 2025 - C'è il "concreto pericolo" che Enrico Pazzali, presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, agenzia investigativa al centro dell'inchiesta sulle cyber-spie, indagato e "a piede libero" possa "acquisire informazioni segrete relative alle indagini a proprio carico", entrando in chat e mail degli investigatori "sulle quali scorrono" dati ed elementi dell'inchiesta.

E ciò grazie ai "servizi illeciti offerti" da Gabriele Pegoraro, anche lui indagato e "a piede libero", o da altri hacker. Lo scrivono i pm di Milano che per Pazzali insistono al Riesame per i domiciliari, dopo il no del gip alla misura.

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Oltre ad aver saputo, prima che scoppiasse lo scandalo, dell'esistenza dell'indagine nei suoi confronti grazie, secondo i pm, alla sue rete di rapporti ad alti livelli istituzionali, Enrico Pazzali sarebbe stato anche "a conoscenza delle sommarie informazioni", ossia di testimonianze che venivano acquisite nell'inchiesta con al centro Equalize e le presunte cyber-spie.

L’interrogatorio di Carmine Gallo

L'elemento emerge da uno dei verbali di interrogatorio dell'ex superpoliziotto Carmine Gallo, morto il 9 marzo mentre era ai domiciliari dal 25 ottobre.

Secondo Gallo, Pazzali "mi diceva 'guarda che ho saputo', sempre da questo della - omissis - o credo dal diretto interessato, che avevano interrogato questo - omissis".

I verbali contengono tantissimi nomi ancora oscurati.

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Pazzali, come ricostruito dai pm sulla base delle dichiarazioni di Gallo, andò a Roma "per acquisire informazioni" sull'indagine, dato che, come ha messo a verbale l'ex ispettore, "era impazzito con questa fuga di notizie", quando aveva saputo che poteva essere sotto inchiesta. E quando tornò a Milano disse a Gallo, si legge ancora negli atti depositati in vista del Riesame del 19 marzo, che "effettivamente, esiste un'indagine di criminalità organizzata in materia di rifiuti (il pm titolare si è occupato di molte indagini di questo genere, ndr)" e che "è coinvolto anche Gallo".

Avrebbe saputo pure che il tema di indagine era la raccolta illecita "degli Sdi", ossia quegli accessi abusivi alla banca dati delle forze dell'ordine, attraverso Gallo e funzionari infedeli delle forze dell'ordine.

Lavori “per i cugini israeliani”

"Io so che Calamucci girava con questi fogli con tutti i lavori da fare e ci aveva dei lavori che si chiamavano 'Per i cugini israeliani'".

Lo ha messo a verbale Giulio Cornelli, uno degli esperti informatici arrestato lo scorso 25 ottobre assieme, tra gli altri all'hacker Nunzio Samuele Calamucci. Come risulta dall'interrogatorio di novembre, Cornelli, la cui misura è stata attenuata in obbligo di dimora, ha risposto anche ad alcune domande dei pm su presunti rapporti tra il gruppo di via Pattari e servizi segreti israeliani. L'ultimo "lavoro" che venne fatto per i "cugini israeliani", ha spiegato Cornelli, riguardava "un'azienda che forniva del materiale ad Hamas". Però, ha chiarito Cornelli, soprannominato "John Bologna" che avrebbe avuto solo un ruolo operativo di assemblaggio dei report, per lui molti di questi sospetti legami con i servizi "erano sempre robe fumose". Sembrava, ha aggiunto, "che fossero diciamo dei lavori di tipo o investigativo o commerciale".

Report fornitori e clienti Eni

Ha messo a verbale anche che "nell'estate del 2022 mi hanno fatto fare dei report su dei fornitori o clienti di Eni" e poi pure "su Armanna e Amara", grandi accusatori del gruppo petrolifero nel processo Eni-Shell/Nigeria finito con tutte assoluzioni. 

Sempre Cornelli ha parlato di "una chiavetta dove c'erano dei file che dovevano essere degli archivi di Gallo, c'era un file di Pazzali dove c'erano dei word con la descrizione di vari personaggi, e c'erano anche dei file tipo Abu Omar, Brigate Rosse, varie robe". Con quelli avrebbero creato un proprio aggregatore di dati interno, chiamato "Beyond Internal Risk". E ancora: "Calamucci diceva che loro avevano tante cose di Gallo di fascicoli, che io non ho mai visto, cioè che derivavano dalla sua esperienza in Polizia e che quindi c'era una conoscenza che ci dava un vantaggio commerciale".