MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Inchiesta sui Giochi Olimpici Milano Cortina. Pm contro il Governo: “Decreto illegittimo e di inaudita gravità”

Palazzo Chigi: "La Fondazione Milano-Cortina non è di diritto pubblico". La Procura: "L’intercettazione di un legale dell’ente afferma il contrario”

Le mascotte dei giochi Milano Cortina 2026

Milano – È scontro aperto tra Procura di Milano e Governo sull’inchiesta per corruzione e turbativa legata alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. L’aggiunta Tiziana Siciliano e il pm Alessandro Gobbis, ieri durante l’udienza al Riesame, hanno giudicato "illegittimo", chiarendo che è una norma che va oltre "le leggi ad personam" ed è di "una gravità inaudita", il decreto legge che stabilisce che le attività svolte dalla Fondazione Milano-Cortina non sono disciplinate da norme di diritto pubblico, che la Fondazione non è un organismo di diritto pubblico e opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali.

Un’interpretazione della norma ribadita anche il 10 giugno in una nota del Consiglio dei ministri. Un’interpretazione che la Procura contesta. Il procuratore capo di Milano Marcello Viola aveva già spiegato che le prime ricostruzioni investigative nell’inchiesta per corruzione e turbativa, che vede indagato anche l’ex ad della Fondazione olimpica Vincenzo Novari, "inducono a ipotizzare" che l’ente "Comitato organizzatore dei giochi olimpici, sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali".

Una tesi ribadita dagli inquirenti ieri al Riesame, con una memoria di 90 pagine. I pm in aula non hanno chiesto di sollevare una questione di legittimità costituzionale sul decreto, ma hanno spiegato che è "illegittimo", chiarendo, in sostanza, che è una norma che va oltre le "leggi ad personam", perché si tratta di un decreto che interviene con un’inchiesta in corso, per togliere ai magistrati la "prerogativa" di interpretare le leggi.

Agli atti c’è anche un’intercettazione nella quale un legale della Fondazione avrebbe detto che l’ente è pubblico. Non solo. L’ex dirigente della Fondazione olimpica Massimiliano Zuco, indagato nell’inchiesta – Zuco è colui che ha fatto ricorso al Riesame contro perquisizioni e annessi sequestri – in un’intercettazione annotata dalla Guardia di Finanza, si sarebbe riferito "esplicitamente a verosimili fenomeni corruttivi", ponendo "l’attenzione su un giro di “mazzette“ che coinvolgerebbe quantomeno un dirigente di Deloitte", la società che aveva preso l’appalto sui servizi digitali, dopo che era stato tolto alla Quibyt, società dell’imprenditore Luca Tomassini, anche lui indagato.

Le Fiamme Gialle scrivono anche che "è quantomeno singolare" che il presidente del Coni Giovanni Malagò "investa Draghi Silvia", nipote dell’ex premier Mario Draghi, che sarebbe stata assunto nella Fondazione olimpica su indicazione dello stesso Malagò, "di un potere maggiore rispetto a quello di Novari".