MARIO CONSANI
Cronaca

Incidente ferroviario a Pioltello, in aula la parola ai tecnici: "Rotaia spezzata, così il treno uscì dai binari"

Tre passeggere morirono nel drammatico sinistro del 25 gennaio 2018. Al processo l’audizione dei consulenti, la prima sentenza arriverà dopo 6 anni

La drammatica immagine dell'incidente ferroviario

Milano – La parola è passata agli esperti. Un’intera udienza quella di ieri (tra documenti da consultare e slide da proiettare) tutta dedicata all’audizione dei due consulenti tecnici della Procura, gli ingegneri Roberto Lucani e Fabrizio D’Errico, che hanno ricostruito istante per istante davanti ai giudici i tragici minuti di quella mattina gelata. Era l’alba del 25 gennaio 2018 quando il treno dei pendolari Cremona-Milano Porta Garibaldi deragliò dal binario, poco dopo la stazione di Pioltello, spezzandosi in due e finendo in parte contro un palo della luce nella terra di nessuno.

Tre passeggere morirono per lo schianto, dieci persone sono ora a giudizio davanti al tribunale per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Sono dirigenti, funzionari e tecnici di Rete ferroviaria italiana (Rfi) la società che si occupa della manutenzione dei binari in quasi tutta Italia. A processo ci sono anche l’ex ad Maurizio Gentile, attuale commissario straordinario per la messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25, e la stessa Rfi come persona giuridica.

Secondo le accuse della Procura, e come senza sorprese hanno ribadito ieri con linguaggio tecnico i due consulenti, quello che avvenne cinque anni fu provocato dalla rottura di un pezzo di 23 centimetri di rotaia. Non un pezzo qualunque e non un caso fortuito, la sciagura. Successe proprio nel punto in cui il binario era già stato segnalato come usurato dagli operai. Solo che invece di provvedere rapidamente alla sua sostituzione, i capi avevano dato indicazione di rinforzarlo con uno zoccolo di legno che lo sostenesse da sotto.

Secondo l’accusa, per il ricambio non c’era fretta: fermare i treni di linea per precedere alla sostituzione dei binari richiede tempo, impegna personale e produce costi. «Ad agosto 2017 ho preso l’iniziativa di mandare ai miei superiori un elenco di attività urgenti da fare su quella tratta – ha dichiarato in una delle udienze precedenti Francesco Raffo, dal 2003 capo tecnico dell’unità di manutenzione Rfi sulla tratta – e non ho mai ricevuto risposta. Mi dicevano di stare tranquillo. A ottobre 2017 abbiamo fatto un sopralluogo con un’impresa, ma non è successo nulla".

Il risultato si vide di lì a poco, quattro mesi dopo, con la rottura della rotaia e le tre passeggere morte sopra il terno rotto in due e impazzito. Il dibattimento, che dovrebbe mettere in chiaro le possibili responsabilità nella catena di comando Rfi, è iniziato nell’ottobre 2021. Altre udienze sono in calendario fino a novembre. Poi dovrebbe toccare alle conclusioni di accusa e difese, ma una sentenza - solo la prima sentenza - è improbabile che possa arrivare prima di fine gennaio del’anno prossimo, quando saranno passati sei anni dal disatro del treno e da quelle morti assurde di tre donne che viaggiavano verso i loro impegni quotidiani una mattina come tante.