“È stato uno choc fortissimo. Ma l’unica cosa importante è che mia figlia sia viva. È un miracolo che non abbia battuto la testa, che non abbia subìto danni agli organi vitali. Io sono grato all’angelo che le è stato accanto". A parlare è Luca Lamarra, papà della ventiquattrenne che domenica sera è stata investita da una Ford Fiesta mentre attraversava la strada tra le vie Ricotti e Mercantini insieme a un’amica (la quale ha riportato 7 giorni di prognosi per contusioni) e trascinata per 300 metri prima che la macchina venisse bloccata dalla polizia in piazza Bausan, nel cuore della Bovisa. La ventiquattrenne è stata operata d’urgenza all’ospedale Niguarda, ora è fuori pericolo ma resta in prognosi riservata.
È cosciente, vi siete parlati?
"Sì. Mia figlia riesce non solo a parlare ma anche a fare battute, a sdrammatizzare, e in un momento del genere non potrei desiderare di meglio visto quello che le è capitato. Vuol dire che il suo cervello non è stato danneggiato e io ne sono felice".
È ancora in Rianimazione?
"In questo momento è di nuovo in sala operatoria. Dopo il primo intervento d’urgenza di domenica notte dovrà affrontarne altri. Oltre a lesioni e fratture (alla testa, al corpo e a tutti e quattro gli arti, ndr) ha anche molte escoriazioni, per via del trascinamento in strada. Il recupero sarà lento ma io e mia moglie la sosterremo sempre, a ogni passo. Dobbiamo cercare di essere forti, per lei. Ha bisogno di noi soprattutto adesso".
Domenica sera come ha saputo dell’incidente?
"Mi ha chiamato una ragazza, Giulia, con il cellulare di mia figlia. Io ero al lavoro (lavoro in una pizzeria) e quando ho visto sul display il numero di mia figlia ho subito risposto: “Ciao amore, come stai?“. Ma non era lei. Questa ragazza che l’aveva soccorsa, e che ringrazio, così come tutti coloro che si sono mobilitati per aiutarla, era riuscita a telefonarmi dopo che mia figlia le aveva comunicato il pin per sbloccare il telefono. È stata lei a dirmi dell’incidente e poi mi ha passato un poliziotto. Io ho subito chiesto dove fosse mia figlia e quando mi è stato detto “in piazza Bausan” mi sono precipitato lì".
Sua figlia era ancora in strada?
"No, era già sull’ambulanza. Era cosciente, anche se piena di sangue. Con una coperta addosso. Appena mi ha visto mi ha detto “Ciao papino” e questo mi ha confortato. Vedere che mi riconosceva e che mi parlava, in quel momento mi bastava. Appena sono arrivato mi sono spaventato: era pieno di gente in strada e affacciata ai balconi. Ho subito tremato, intuendo fosse successo qualcosa di grosso, e pregavo che mia figlia stesse bene".
E adesso riesce anche a scherzare...
"Sì, è un altro miracolo che non abbia perso il suo senso dell’umorismo, che riesca a scherzare addirittura anche prima di entrare in sala operatoria. Mia figlia è una ragazza straordinaria. Non posso pensare al dramma che ha vissuto, al terrore che deve aver provato, al fatto di sentirsi impotente mentre veniva trascinata per tutti quei metri. Adesso ha delle bende sulle ferite, non sono riuscito a vedere il suo volto completamente ma so che è sempre lei. Ancora più forte di prima. Tornerà a fare ciò che ama".
Di cosa si occupa, nella vita?
"È una make up artist molto brava. Ama la vita, ama i colori. Il mondo, per fortuna, non l’ha persa. Noi non l’abbiamo persa".