Da aprile dell’anno scorso la famiglia è costretta a vivere in un appartamento in affitto, pagando 750 euro al mese. La vecchia casa di proprietà è stata venduta e quella nuova, acquistata dalla coppia con il sogno di avere più spazio anche per i figli è ridotta a un cantiere, fermo ormai da un anno e senza una prospettiva certa di ripresa dei lavori.
"I danni subiti non sono solo economici ma anche morali – spiega Simone Argenti – per le notti insonni, la continua preoccupazione, il tempo perso e che nessuno ci potrà mai restituire". La disavventura è iniziata nel 2022, quando Simone e la compagna hanno deciso di cambiare casa e di acquistare uno stabile più ampio da ristrutturare completamente nel Comasco. Un passo spinto anche dal superbonus, perché la maggior parte dei lavori - dal costo totale di circa 500mila euro - rientrava sotto l’incentivo per l’efficientamento energetico degli edifici.
"I lavori sono partiti – racconta Simone – ma a novembre del 2022 c’è stato un primo rallentamento. Nel frattempo avevamo venduto la nostra vecchia casa, che avremmo dovuto lasciare libera entro marzo del 2023. Di fronte alle nostre preoccupazioni l’impresa ha risposto che c’erano problemi con le banche legate ai crediti incagliati e mancava liquidità per pagare i fornitori".
Così la famiglia per poter far progredire i lavori ha dovuto anticipare di tasca propria, in una prima tranche, circa 80mila euro, somma già preventivata per lavori di ristrutturazione extra-superbonus. I cantieri sono ripartiti a singhiozzo e, infine, a febbraio 2023 c’è stato un nuovo stop. "A quel punto abbiamo dovuto versare altri 60mila euro – prosegue Simone – come anticipo dei lavori del superbonus. In totale, con le due tranche, abbiamo versato in tutto 140mila euro". Ma i problemi erano solo all’inizio. Quando, anche per dubbi legati al materiale utilizzato e alle lavorazioni, il committente ha chiesto chiarezza sullo svolgimento dell’opera, l’impresa ha smontato il ponteggio e ha abbandonato il cantiere.
Era luglio dell’anno scorso, e da allora la situazione è rimasta immutata. La famiglia, con due figli a carico (altri due vivono da soli), ogni mese deve pagare quindi l’affitto, in attesa di sbloccare l’impasse, mentre il contenzioso sta muovendo i primi passi. "Ci siamo rivolti al Tribunale di Como – sottolinea – e stiamo attendendo gli esiti della perizia. In ogni caso dovremo trovare una nuova impresa per portare riavviare i lavori, spendendo altri soldi". Oltre ai 140mila euro già versati senza di fatto usufruire del bonus, il bilancio dei danni economici comprende le spese legali sostenute, l’affitto versato ogni mese e tante altre voci. Ma quello che pesa sono anche le ferite psicologiche, la preoccupazione continua e l’incognita per il futuro.