ANNA GIORGI
Cronaca

Morta dopo l’intervento per dimagrire, Anna poteva essere salvata. “Dolori e febbre, perché non fu richiamata subito in ospedale?”

La 29enne si era sottoposta ad un intervento di chirurgia bariatrica all’Humanitas di Rozzano. I dubbi degli inquirenti verranno risolti dall’analisi del cellulare della ragazza

Anna Giugliano

MILANO – Nessuna archiviazione, ma altri tre mesi di indagine, disposti dal gip Alberto Carbone per capire fino in fondo se Anna Giugliano la 29enne segretaria sottoposta l’8 marzo dello scorso anno, a un intervento di chirurgia bariatrica, all’ Humanitas di Rozzano, poteva essere salvata.

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Una tecnica di intervento più volte sperimentata nella stessa clinica individuata dalla giovane per l’operazione. Ma una decina di giorni dopo l’intervento che sembrava perfettamente riuscito, per la precisione il 21 marzo, la Giugliano è morta dopo essere arrivata al Pronto Soccorso dell’Humanitas ed essere stata ricoverata nello stesso ospedale. All’arrivo, in condizioni già disperate, la 29enne lamentava fortissimi dolori alla pancia. Tre interventi non sono stati sufficienti per salvarla perché la setticemia era ormai diffusa. Ma i dubbi non chiariti dalla perizie e sui quali Carbone vuole vederci chiaro sono due. Nelle carte si legge: "Due i profili su cui occorre soffermarsi: le informazioni rese alla paziente al momento delle dimissioni circa le possibili complicanze e i segnali a cui prestare attenzione nella fase postoperatoria; E ancora, il momento in cui i due medici indagati sono venuti a sapere del persistente stato febbrile e dei dolori di cui soffriva la Giugliano, anche alla luce del fatto che sono stati prodotti dei fogli manoscritti in cui la ragazza annotava la sua temperatura già dal 15 marzo".

Fuori dai termini burocratici, perché la richiesta di aiuto della Giugliano fu inascoltata o sottovalutata? "A questo riguardo, peraltro - si legge ancora nelle carte - appare assai rilevante la produzione della difesa dalla quale risulta che la mattina del 16 marzo 2023 Anna Giugliano è stata contattata dal personale dell’Humanitas e che, nell’occasione ha dichiarato di avere un significativo stato febbrile che persisteva dal giorno prima; non le è stata rivolta alcuna domanda circa la presenza di dolori nella zona operata.

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La produzione difensiva - conclude la relazione - consente dunque di ritenere già provato che la mattina del 16 marzo la struttura ospedaliera era in possesso di tutte le informazioni sanitarie che avrebbero imposto un immediato richiamo della paziente".

Nei prossimi mesi sarà sentita la madre di Anna, per chiarire о se la figlia ha avuto contatti con i medici indagati fra il 10 marzo e il 18 marzo 2023 e, in caso positivo, se Anna avendo riferito ai medici dello stato febbrile aveva ricevuto indicazioni. Sarà importante accertare anche se lei stessa ha avuto contatti con i medici prima del 18 marzo. Inoltre si rende necessaria una ulteriore verifica: sul telefono cellulare in uso alla segretaria di 29 anni erano presenti contatti telefonici o telematici con i medici o con la struttura sanitaria nel periodo compreso fra il 10 marzo e il 18 marzo 2023?

Solo dopo l’analisi di questi quesiti sarà possibile decidere se procedere con la archiviazione in sede penale dei due medici indagati.

Per l’avvocato Ciro Giordano che rappresenta la famiglia Giugliano i medici hanno completamente sottovalutato il quadro generale che poi ha portato alla morte della ragazza. I colloqui fra la Giugliano e il chirurgo sarebbero infatti proseguiti per un paio di giorni fino a quando lei ha avuto il crollo e il resto è la cronaca della tragedia, la corsa in ospedale con la mamma, l’arrivo in condizioni disperate e la morte.