Mario Consani
Cronaca

Indagine sulle mascherine “elastiche“

Prodotte a milioni per la Regione dalla Fippi spa, che faceva pannolini, sono sotto la lente della Procura

Dai pannolini per bimbi alle mascherine protettive. Era andata benissimo alla Fippi spa, azienda di Rho alle porte della metropoli, riconvertita in un amen: 900mila pezzi prodotti al giorno, 5 milioni già pronti all’inizio di aprile nel pieno dell’emergenza e un bell’appalto milionario con la Regione Lombardia.

Peccato che quelle mascherine destinate agli ospeali "non siano funzionali e quindi del tutto inutili", denunciò a suo tempo l’Adl Cobas Lombardia, associazione diritti lavoratori. E ora la Procura ha aperto un’inchiesta ipotizzando i reati di truffa ai danni della sanità e frode in commercio. Fra l’altro, milioni di quelle mascherine giacerebbero "inutilizzate nel Padiglione logistico Lombardo ex area Expo cargo".

Per essere strane, in effetti, sono strane. Stesso “tessuto” usato per i pannolini dei bimbi, niente laccetti per le orecchie, forma avvolgente tipo "cilindro di pannolino elasticizzato". "Queste mascherine sono un prodotto realmente in grado di garantire una protezione a chi le indossa: forse non sono bellissime, ma proteggono davvero, che a me è la cosa che più preme", mise le mani avanti l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo quando sorsero i primi dubbi.

Sostiene invece nell’esposto l’avvocato Vincenzo Barbarici: "La mascherina non appare minimamente regolabile in base al viso ed al naso, ed i supporti elastici di sostegno devono essere allargati". Mancando poi i laccetti, basta un minimo movimento del viso e gli scivolamenti in basso sono inevitabili, il naso resta scoperto, con "continue necessità di riposizionamenti ed aggiustamenti con le mani", gesto che moltiplica i rischi. E quando la mascherina va tolta, l’unico modo è sfilarla dalla testa, "il che, fisiologicamente, moltiplica i rischi di contagio attraverso mani o guanti potenzialmente infetti". In più, la forma non consente ai medici di auscultare pazienti con lo stetoscopio.

Però, si difende la Regione, "le

mascherine Fippi sono state, per diverso tempo, le uniche autorizzate dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS)". In realtà, proprio in base alle disposizioni regionali l’ISS aveva un ruolo marginale: "Le aziende produttrici - dice la norma - devono inviare a ISS una autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilità, dichiarano quali sono le caratteristiche tecniche della mascherina e che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza".