Milano, 10 dicembre 2019 - Sono almeno 173 mila i lombardi che hanno già avuto l’influenza, secondo le stime di InfluNet, la rete di monitoraggio del Ministero della Salute. Probabilmente sono di più, dato che la stima è aggiornata alla settimana dal 25 novembre al 1° dicembre e che i casi vengono stimati da quando è iniziata la sorveglianza epidemiologica, a metà ottobre. Solo in quell’ultima settimana le sindromi influenzali avrebbero colpito 32 mila persone in Lombardia, calcolate in base a un’incidenza di 3,2 ogni mille assistiti che è considerata «di bassa intensità»; nell’età più colpita, i bambini piccoli fino a 4 anni, l’incidenza era di 5,1 casi ogni mille assistiti. La sorveglianza virologica è iniziata l’11 novembre, e nelle prime tre settimane nessuno dei 47 tamponi inviati dai medici sentinella lombardi è risultato positivo per il virus influenzale, mentre in sette (il 15%) è stato riscontrato il Rsv (virus respiratorio sinciziale, anch’esso causa di epidemie invernali e da quest’anno indagato insieme alle altre influenze).
Il picco dell’influenza , in base ai dati storici e della scorsa stagione, è atteso a cavallo tra gennaio e febbraio 2020, e la Regione si sta preparando ad affrontarlo. «Sinora abbiamo distribuito ai medici di famiglia 1,2 milioni di vaccini, la maggior parte sono già stati somministrati, in particolare agli over 65, alle donne incinte e alle persone più esposte, come gli operatori sanitari», ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera che ieri, insieme al governatore Attilio Fontana, ha annunciato lo stanziamento straordinario di quattro milioni di euro per incrementare i posti letto negli ospedali sino alla fine del mese di marzo, e così «rispondere in modo adeguato alle patologie legate all’influenza e alle variazioni climatiche» che intaseranno le corsìe. «Un atto di attenzione nei confronti dei cittadini più fragili – hanno ricordato –, per i quali una semplice influenza può determinare conseguenze più serie». I soldi della Regione sono destinati agli ospedali dotati di pronto soccorso, per garantire «la possibilità di accogliere un maggior numero di ricoverati nei reparti o in osservazione temporanea». Saranno distribuiti tra le otto Ats col criterio degli accessi registrati nei Ps l’anno scorso: alla Metropolitana (Milano, hinterland e Lodi), che ne ebbe un milione 460.651, arriveranno un milione 468.922,87 euro, il 36,7% dei fondi. Seguono le Ats dell’Insubria (542.147 accessi in Ps, 545.217,25 euro), di Brescia (502.908 in Ps nel 2018, 505.756,04 euro), di Bergamo (410.764,12 euro basati su 408.451 accessi), della Brianza (399.890 in Ps, 402.154,63 euro), Val Padana (292.310 accessi, 293.965,39 euro), di Pavia (226.228,95 euro per 224.955 accessi) e Montagna (146.163 in Ps, 146.990,74 euro).
Le Ats poi distribuiranno le risorse in base ai progetti presentati dagli ospedali, «che devono indicare esplicitamente il numero dei nuovi posti letto temporanei a disposizione», precisa l’assessore. Nella delibera sono individuate due strade: la prima, riservata agli ospedali pubblici, prevede l’incremento interno «di posti letto di area medica o chirurgica, estesa» alle degenze per subacuti, chiede d’indicare anche quanto personale in più serve e come sarà reclutato, con la possibilità di «incentivazione nell’ambito di progetti di area a pagamento» per il personale medico, «mentre per il personale infermieristico e di supporto eventuale integrazione dei capitolati con le cooperative per situazioni specifiche». La seconda strada, aperta anche agli ospedali privati dotati di Ps che lavorano per il servizio sanitario regionale, sarà aprire «convenzioni con strutture sanitarie, o unità sociosanirarie di Rsa o cure intermedie, che convertano temporaneamente parte dei posti accreditati in degenze per subacuti» colpiti dall’influenza.