Simona Ballatore
Cronaca

Politecnico di Milano, è boom di sedute di psicoterapia: “Hanno la forza di chiedere aiuto”

In un anno 4.500 incontri con gli psicologi del servizio PoliPsi. Negli ultimi anni è cresciuto il numero degli studenti che faticano a immaginarsi il futuro

Il politecnico di Milano

Milano, 11 marzo 2023 – Nell’università degli ingegneri 150 studenti bussavano al servizio psicologico appena aperto, il PoliPsi. Correva l’anno 2017. Sono diventati 600 nel 2020, 1.286 nel 2.021 e 1.430 nel 2022, quando ha chiesto l’accesso ai programmi anche una settantina di dottorandi. Oggi sono 4.500 le sedute psicoterapeute offerte dal Politecnico di Milano in un anno. Segnale dell’aumento delle “fatiche“, ma anche di una consapevolezza maggiore.

"L’obiettivo ora è intercettare anche chi non ha la forza di chiedere aiuto, allargando le iniziative a tutta la comunità del Politecnico e creando pratiche da esportare sul territorio", spiega Licia Sbattella, mente e anima del PoliPsi. Docente del dipartimento di Informatica, bioingegnera specializzata nell’analisi del linguaggio e della voce, è anche psicologa e psicoterapeuta; già delegata del rettore per le disabilità, è delegata dalla rettrice Donatella Sciuto al supporto psicologico.

A 40 anni ha preso seconda laurea e specializzazione, mettendole poi al servizio del suo ateneo, creando un servizio che mancava a un’università tecnica che non ha dipartimenti di psicologia o medicina. Due le linee d’intervento di PoliPsi: la prima dedicata al sostegno psicologico nello studio e nell’orientamento, la seconda al supporto psicologico e psicoterapeutico, per rispondere a difficoltà personali sempre più evidenti, come sembra emergere da una “autodiagnosi“ degli studenti pre e post-Covid.

Sono stati analizzati 301 questionari compilati da chi ha richiesto i servizi nel 2018 e 2.860 raccolti tra settembre 2021 e febbraio 2023. Fa fatica a immaginare prospettive di futuro il 60,7% degli “intervistati“ (50% nel 2018). Le difficoltà nelle relazioni amicali sono lievitate dal 42% al 78%, quelle famigliari dal 35% al 50%; ha segnalato episodi di ansia uno su due, il 24% attacchi di panico.

“Il servizio è in lingua italiana e in lingua inglese visto che il 17% della popolazione universitaria è straniero", continua Sbattella. Con lei una squadra composta da una psicologa, undici psicoterapeuti, uno psichiatra, 20 tirocinanti della Scuola di Psicoterapia Ctc di Como e uno psichiatra (che ha seguito 60 persone nel 2022). Bussano gli studenti fuoricorso per ritrovare la via per arrivare al traguardo o l’alternativa che fa più per loro. Bussa chi ha difficoltà “extra-universitarie“, relazionali, soffre di disturbi alimentari o fa fatica a gestire rabbia e frustrazione.

"Non ci sostituiamo e sovrapponiamo alle strutture sanitarie pubbliche, ma cerchiamo di offrire un primo supporto intercettando il disagio e situazioni a rischio per tempo, prima che la situazione si complichi", continua l’ingegnere-psicologa. Vengono offerte dalle 8 alle 30 sedute di psicoterapia gratuite in ateneo. Ma anche corsi esperienziali per leggere se stessi, lavorando accanto agli altri.

"Non è un punto consigli ma si cerca di conoscere meglio le differenze individuali, punti di forza e fragilità che se conosci in anticipo puoi imparare a gestire", continua Sbattella. Sono state previste ore di mindfulness e percorsi che si apriranno non solo a chi bussa a PoliPsi ma a tutti gli studenti del Politecnico con un progetto che si innesta sul Pnrr e sull’ecosistema Musa: "Identità e benessere". "Formuleremo modelli da esportare sul territorio - spiega la professoressa -. Ci saranno laboratori esperienziali e incontri ed eventi performativi e artistici, per conoscere il sé".

Si lavora anche con l’orchestra, il teatro, la voce al Politecnico, che guarda anche alla formazione dei suoi docenti. "Ci sono due sfide da tenere insieme: non si può abbassare l’asticella dell’eccellenza – anche per responsabilità nei confronti della comunità visto che questi studenti progetteranno le soluzioni del futuro – ma si deve tenere conto dello stress sulle performance, valorizzando le differenze individuali", sottolinea Licia Sbattella. "Se prendo 24 anziché 30 a un esame viene spesso vissuto come un problema, c’è l’ansia del fallimento – ricorda l’esperta –, ma non è una partita a calcio. Si può prendere un 24, migliorare e diventare un bravissimo ingegnere, che sa lavorare in gruppo magari anche meglio rispetto a chi prende 30 ma poi corre in solitaria".