NICOLA PALMA
Cronaca

Assenze e insulti, insegnante licenziata. Scatta il ricorso: “Si vergognava della depressione: sanzioni eccessive, reintegratela”

La professoressa ha collezionato 5 sospensioni tra il 2020 e il 2023, in tre diversi istituti superiori milanesi. L’avvocato: "Non ha mai presentato certificati medici né parlato della sua patologia”

La docente assumeva psicofarmaci con regolare prescrizione medica

La docente assumeva psicofarmaci con regolare prescrizione medica

Milano – Cinque sospensioni in tre anni. Una serie di stop temporanei inanellati in tre diversi istituti, che ha portato al licenziamento disciplinare senza preavviso, alla conseguente decadenza per almeno cinque anni da impieghi pubblici e all’esclusione dalle graduatorie provinciali di supplenza da parte dell’Ufficio scolastico di Milano.

Provvedimenti che la docente lasciata a casa ha impugnato al giudice del lavoro, chiedendone l’annullamento: l’udienza è in calendario tra un mese. La storia professionale di Paola (nome di fantasia) parte nel 2016, quando la donna, laureata in Scienze motorie, inizia a insegnare; fino al 2020, spiega il legale Antonio Salerno nell’istanza al Tribunale, tutto fila liscio, “senza che mai alcun rilievo o contestazione sia stata sollevata, men che meno in ordine alla diligenza didattica o alla condotta lavorativa”. Nell’anno scolastico 2020-21, in piena pandemia, la prof firma un contratto a tempo determinato per un liceo scientifico della periferia ovest, ma a dicembre arrivano i problemi. In due distinte contestazioni, la dirigente le imputa: lezioni in Dad (didattica a distanza) incomplete, errori nella firma del registro e condotte “irriguardose” nei confronti dei colleghi. Risultato: due sospensioni da 5 e 10 giorni tra fine 2020 e inizio 2021.

In quel momento, la tesi difensiva, la trentenne, “probabilmente a causa di un originario disturbo endocrinologico”, ha già sviluppato da mesi uno stato depressivo che le provoca attacchi di panico e stati d’ansia, che a loro volta generano “labilità del controllo emotivo con facile irritabilità e scarsa tolleranza alle frustrazioni”: assume psicofarmaci su regolare prescrizione, ma non ne fa mai formale menzione per giustificare il suo comportamento tantomeno per assentarsi per ragioni di salute.

Non lo fa neppure negli anni successivi, quando viene assegnata prima a una scuola dell’hinterland e poi a un classico del centro: “Aveva vergogna di essere additata – spiega Salerno – e non voleva usare quell’argomento per difendersi”. Sta di fatto che la situazione non migliora: nel 2022 scatta una sospensione di un mese per “omessa valutazione, assenza ingiustificata, mancato uso della mascherina e mancato esonero di alcuni studenti dalle prove fisiche”. L’incarico nel terzo istituto nel 2023 non migliora le cose. Anzi: prima arrivano due mesi di stop per “condotta offensiva e inadeguata e condotte aggressive e ingiuriose”; poi altri tre per contestazioni legate “alla medesima macroarea della condotta aggressiva, ingiuriosa e lesiva del rapporto fiduciario”. Il 3 giugno 2024, la prof si vede notificare il licenziamento; sedici giorni dopo, ecco il depennamento dalle graduatorie. Da lì la causa in Tribunale.

Pur ammettendo che la donna non ha mai ufficializzato a scuola le patologie di cui soffriva all’epoca (all’istanza sono stati allegati certificati e foglietti illustrativi dei medicinali assunti) e sottolineando che ora, “seppur con supporto farmacologico, è pienamente stabilizzata” grazie a un nuovo percorso terapeutico, il legale ha parlato nel ricorso di sanzioni “sproporzionate” ed eccessivamente punitive per un’insegnante “che ha attraversato un periodo difficile” e che a poco più di 30 anni rischia di ritrovarsi “tagliata fuori dal mondo del lavoro”. L’avvocato ha valorizzato l’esperienza positiva accumulata da Paola tra il 2016 e l’inizio del 2020 ed escluso che le condotte successive tenute dalla prof – “rivelando la totale assenza di volontà lesiva” – possano essere rubricate come dolose o colpose. La parola passa al giudice.