GIULIA BONEZZI
Cronaca

Insufficienza renale. Rincari dei cibi-medicina e il voucher non basta. La riforma slitta al 2024

Da ottobre i nefropatici avrebbero dovuto poter ritirare in farmacia gli alimenti ipo e aproteici con tessera sanitaria e Pin come i celiaci. La Regione blocca tutto: "Le Ats rivedano il budget di 80 euro al mese".

Insufficienza renale. Rincari dei cibi-medicina e il voucher non basta. La riforma slitta al 2024

La novità era stata introdotta dalla Regione per delibera lo scorso 10 luglio, e annunciata a stretto giro: da ottobre i pazienti nefropatici, persone con insufficienza renale che devono seguire una dieta povera di proteine, avrebbero dovuto poter ritirare i prodotti alimentari aproteici od ipoproteici passati loro dal servizio sanitario regionale in farmacia utilizzando la propria tessera sanitaria e un codice personale. Cioè con lo stesso sistema in uso da anni per i celiaci, ma mentre i prodotti senza glutine, grazie a un accordo con alcune grandi catene, in Lombardia possono ritirare anche in diversi supermercati, i nefropatici, almeno per il momento, avrebbero dovuto continuare a recarsi dal farmacista. E mentre il buono per i celiaci varia a seconda dell’età e del sesso, a chi soffre di insufficienza renale era stato assegnato un budget mensile di 80 euro non cumulabili (cioè da spendere nei 30 giorni). "Per chi ha un’insufficienza renale cronica severa o moderata" la dieta "è una vera terapia che può apportare concreti benefici, prolungando il tempo prima che debba sottoporsi alla dialisi", aveva ricordato l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, presentando il nuovo sistema come un "cambio di prospettiva rispetto alla logica assistenziale sinora adottata" e un "avvicinamento delle terapie al paziente", dato che questi avrebbe potuto scegliere a proprio gusto gli alimenti (ad esempio sostituti di pane, pasta, biscotti), invece di ritirare quelli prescritti dal medico in un piano terapeutico presentando la tessera sanitaria al farmacista.

Come avveniva e continua ad avvenire, perché la riforma non è partita il 1° ottobre ma è stata rinviata, confermano dalla Regione al Giorno. Che ha chiesto informazioni dopo la segnalazione di Francesco (nome di fantasia), un signore milanese con un’insufficienza renale che a settembre ha ricevuto dalla sua Asst la lettera che comunicava la riforma e il suo Pin. Ma Francesco è un signore particolarmente attento, oltre a contare le proteine che ingerisce ogni giorno com’è costretto a fare chi ha il suo problema è abituato a guardare il prezzo delle cose anche quando le passa il servizio sanitario pubblico: "Con un budget di 80 euro copro il fabbisogno di una settimana", ci ha spiegato. Gli alimenti ipo o aproteici, per i nefropatici veri farmaci che li aiutano a rispettare la dieta rigida che li allontana dalla dialisi, sono assai costosi; soprattutto nelle farmacie, che non praticano gli sconti della grande distribuzione.

Certo, il prezzo al quale li ottiene la Regione, che acquista in grandi quantità e tramite convenzioni, non è lo stesso che viene proposto ai privati cittadini. Però in questo meccanismo qualcosa sembra essersi incrinato: a quanto Il Giorno apprende da fonti della Regione, alcune convenzioni tra le Ats e le aziende che producono alimenti ipo e aproteici sono scadute, e le aziende, lamentando rincari dei costi di produzione, sono decise ad aumentare sia i prezzi al pubblico che quelli convenzionati. È uno dei motivi che hanno convinto la Regione a far slittare la riforma a pochi giorni dalla sua partenza: "A seguito degli ultimi confronti con le Ats" sul "nuovo modulo nefropatia", si legge in una circolare firmata dalla funzionaria del Welfare Ida Fortino lo scorso 26 settembre e pubblicata anche sul portale di Federfarma Lombardia, "sono emerse, tra i diversi territori, situazioni molto diverse anche in termini di autorizzazione di prodotti aproteici, con conseguente variabilità degli importi mensili".

La delibera di luglio prevedeva già che le Ats potessero "aumentare il budget mensile ove all’assistito non sia garantita la possibilità di approvvigionamento delle quantità di alimenti prescritti e già autorizzati", ma ora si chiede alle Agenzie di attivare "analisi sui singoli assistiti e quanto dalle stesse autorizzato, rivalutando il budget mensile" e aggiornandolo al nuovo listino, "considerato che le aziende produttrici hanno già dichiarato di non poter garantire più dal 2024 i prezzi ad oggi vigenti negli accordi locali". Intanto, "al fine di una corretta partenza del progetto, senza che si abbiano ricadute negative sui cittadini, si rende necessario" rinviarla "al 2024", tenendo validi i Pin già spediti ai nefropatici. Che dovrebbero ricevere anche la comunicazione scritta del contrordine dalle Asst di riferimento, ma intanto essere informati del fatto che è ancora in vigore l’antico regime quando si recano a ritirare gli alimenti aproteici, da parte del farmacista.