Essere (e restare) umani dopo l’IA: la sfida. Che oggi orbiterà attorno all’università di Milano-Bicocca, con il filosofo Luciano Floridi, che guiderà il viaggio di “Orbits. Dialogues with Intelligence“, insieme al conduttore televisivo e radiofonico Alessandro Cattelan e alla rettrice Giovanna Iannantuoni, presidente Crui.
Rettrice, l’intelligenza artificiale è all’ordine del giorno anche in ambito accademico: come ci si sta muovendo?
"Le università si sono attrezzate e si stanno attrezzando per analizzare questo cambio di paradigma, capendo gli impatti nella vita di tutti i giorni, facendo ricerca e interrogandosi sul possibile uso dell’IA nella didattica. Anche in Bicocca abbiamo già creato diversi corsi sull’intelligenza artificiale con Statale e Università di Pavia, quest’anno abbiamo avuto i primi laureati e la partecipazione dei ragazzi - e anche delle ragazze - e di studenti in arrivo dall’estero è indice di quanto il tema sia sentito. Ma non basta".
Che fare?
"Credo che tutti i nostri ragazzi, indipendentemente dal corso di studio, debbano approcciarsi all’intelligenza artificiale e capire come funziona un algoritmo generativo. Deve diventare una competenza trasversale. Nell’ultimo World Economic Forum è emerso come l’offerta di lavoro che oggi conosciamo tra dieci anni cambierà. Dobbiamo essere pronti, avere una cassetta degli attrezzi per l’IA, ma al tempo stesso non sottovalutare quella capacità di formare pensiero critico che noi università dobbiamo continuare a garantire, anche con gli insegnamenti più astratti: un patrimonio che ci aiuterà a essere più flessibili e a gestire il cambiamento. Il sistema universitario è pronto ad affrontarlo, formando i suoi studenti, ma anche creando occasioni di dibattito come faremo con il professor Floridi e Cattelan".
Da genitori, ci si interroga spesso sulla “giusta età“ per lo smartphone, figuriamoci per l’IA. Da mamma, oltre che da studiosa, come affrontare questa fase?
"Più che sull’età giusta bisogna interrogarsi sul grado di consapevolezza dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Che può variare molto, da persona a persona, ma che va costruita. Sono d’accordo sull’evitare di mettere in mano i device ai bambini piccoli: i rischi li mostrano anche i nostri scienziati. Ma se per mille motivi si decide di darli ai ragazzi bisogna prima tracciare delle linee, essere sicuri che siano pronti. Da mamma ho dovuto dare per esempio lo smartphone a mia figlia, che ha 12 anni, per motivi logistici. Ma prima abbiamo parlato molto insieme dei rischi e continuiamo a farlo: sa che interrogare Internet su alcune tematiche, come la salute, è molto pericoloso e assolutamente da evitare. Abbiamo tracciato confini. Sono strumenti che non devono essere fini a sé stessi, ribaltiamo la prospettiva".
Qual è il rischio, altrimenti?
"Che si perda tempo prezioso sul divano, che siano strumenti utilizzati come scorciatoia, che vadano a soffocare la fantasia e la creatività dei ragazzi. Se guardiamo all’IA generativa, ChatGpt - tra i più usati - mostra il limite: manca la bibliografia, non ti dà la fonte, non crea. I nostri figli devono capire come coltivare quell’approccio scientifico e innovativo che un’intelligenza artificiale non potrà mai avere. Io non sono per i divieti, che possono persino suscitare più curiosità. La bontà o meno di uno strumento dipende sempre dall’uso che se ne fa".
A questo proposito stanno per essere pubblicate le “Raccomandazioni di Milano“, alle quali avete contribuito.
"Guardiamo al benessere digitale dei nostri ragazzi. Creando consapevolezza, adottando cautele, e ritrovando sempre il piacere di guardarsi negli occhi, in famiglia, come nelle aule".
Anche nella Crui avere aperto un tavolo di lavoro sull’IA e sul benessere digitale?
"Sì, ci stiamo interrogando sul grande tema della didattica innovativa: che può essere una spinta importante, aprire opportunità, ma se si completa e si innesta nella frequenza, nella presenza, nel rapportarsi con i colleghi. La didattica sarà sempre più ibrida, contemplerà realtà aumentata, virtuale e IA, ma al centro c’è sempre l’esperienza dello studente, col suo pensiero critico. È l’approccio che ci differenzia dalle telematiche".