Milano, 23 maggio 2019 - La risposta non si è fatta attendere. Linguaggio in pieno stile ultrà per replicare alla «provocazione» dei rivali al San Paolo. Striscioni lungo le principali direttrici d’accesso alla città per sfidare ancora una volta i tifosi del Napoli. Riavvolgiamo il nastro. Tutto parte dalla drammatica sera del 26 dicembre 2018, quando tifosi nerazzurri e partenopei si fronteggiano all’angolo tra via Novara e via Fratelli Zoia: negli scontri di Santo Stefano muore Daniele «Dede» Belardinelli, 39enne ultrà del Varese travolto da un’auto che faceva parte della carovana di napoletani in marcia verso lo stadio Meazza. Domenica scorsa, a un girone di campionato di distanza, la Curva A espone una serie di striscioni sugli spalti che suonano così: «In passato facevi l’inglese, poi hai imparato a parlare francese, quella sera eri pieno di pretese, ma alla fine le hai prese. Chiami tregua perchè a terra c’è una m. di Varese». Tre giorni dopo, ecco la replica interista.
Una replica plateale e ben visibile (lontano dal Meazza, dove la Digos avrebbe certamente impedito l’ingresso di striscioni di quel tenore), dai Navigli al cavalcavia della Milano-Meda nei pressi di Cormano, fino ai muri di un’azienda a due passi dal luogo in cui ha perso la vita Belardinelli. Le scritte sono chiaramente una risposta agli striscioni del San Paolo: da «Ti vanti di avere mentalità, ma sei una m. senza dignità» a «Che non sei ultras l’hai dimostrato offendendo chi combattendo se n’è andato»; e ancora «Curva A vergogna del mondo ultrà» e «Ma quante c. ti stai inventando, eri tu a dire “Basta, siamo tutti ultras, ci state ammazzando”». La firma è inequivocabile: Curva Nord Milano, con vernice nera e blu. Parole che raccontano quanto sia alta la tensione tra le due tifoserie e quanto sia elevato il rischio (nella prossima stagione) di nuovi scontri tra le opposte fazioni ormai in guerra aperta tra loro.